Genova. La “Giornata nazionale per la sicurezza nei cantieri”, giunta alla XIII edizione, è una iniziativa di Federarchitetti, organizzata ogni anno con le sue sezioni territoriali in tutte le regioni italiane. Come per le edizioni passate, ogni città capoluogo ha proposto un tema di attualità e a Genova, questo pomeriggio, nel salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, si è discusso della “Gestione della sicurezza nel cantiere del nuovo ponte Genova-San Giorgio”, grazie ad una dettagliata relazione dell’ing. Emilio Puppo, che ha toccato argomenti come “il cantiere che ricade nel contesto urbano ed industriale”, lo stato di consistenza del Ponte Morandi, le attività eseguite all’interno delle aree, tra demolizione e ricostruzione dei luoghi. E ancora: il rischio amianto; la demolizione mediante esplosione controllata delle pile 10 e 11, le interferenze con i cantieri limitrofi del concessionario ASPI e la gestione dell’ingresso dei lavoratori e delle emergenze.
Il cantiere per la rimozione dell’ex ponte Morandi e la ricostruzione del nuovo ponte San Giorgio ha visto: 80.000 metri cubi di volume degli scavi; 67.000 metri cubi di calcestruzzo utilizzati; 9.000 tonnellate di acciaio per le strutture in cemento armato e 17.000 tonnellate di acciaio per la carpenteria metallica. E ancora: oltre 1.000 persone impegnate nelle attività di costruzione del nuovo viadotto; 90 le imprese impegnate nella costruzione e 50 nella demolizione; 450 le verifiche del POS, 200 verbali di sopralluogo del CSE e 80 riunioni settimanali del Coordinamento di sicurezza. Durante l’emergenza Covid, infine, in piena pandemia nei mesi di marzo, aprile e maggio, hanno sempre lavorato in cantiere una media di 447 operai.
«Questa giornata organizzata da Federarchitetti è un evento sociale, culturale e politico, perché ha l’obiettivo di promuovere la cultura della sicurezza sul lavoro- dichiara l’assessore all’Urbanistica del Comune di Genova Mario Mascia- Quest’anno, poi, l’appuntamento ha per Genova un doppio significato ed obiettivo: da una parte sensibilizzare al tema della sicurezza nei cantieri, per una drastica riduzione degli infortuni e dei morti sul lavoro, convinti della necessità di un’evoluzione culturale in grado di coinvolgere non solo le imprese, i lavoratori e i tecnici, ma l’intera società civile; dall’altra, poi, ci dà l’opportunità di parlare anche del “modello Genova”, che ha consentito, dopo il crollo del Morandi il 14 agosto del 2018, di ricostruire un nuovo ponte che, con le normali procedure, tra bandi, ricorsi e tutti i passaggi burocratici previsti dal Codice degli appalti si sarebbe potuto realizzare in 10 o 15 anni. Quei cantieri, partiti in tempi record, rappresentano un’eccezione nel panorama italiano, di cui siamo orgogliosi, e si sono dimostrati all’avanguardia anche sul fronte della sicurezza e dell’incolumità dei lavoratori, che per noi sono obiettivi primari. Sono necessarie politiche di prevenzione mirate, adeguate ai mutamenti organizzativi e tecnologici in atto, e vanno sostenute le imprese a investire in sicurezza per contrastare il rischio».