Nessun reato

Tutti assolti al processo Gsl perché il “fatto non sussiste”: tutto regolare per la Corte d’Appello

Già in primo grado erano caduti quasi tutti i capi d'imputazione, la sentenza di oggi ribalta anche le poche condanne arrivate due anni fa

Genova.Il fatto non sussiste” e “non costituisce reato“. Cade anche l’ultimo tassello delle accuse agli ex vertici di Asl 2 e di Omnia Medica nel processo legato all’inchiesta Gsl, iniziata nel 2014: una vicenda che ha profondamente modificato lo scenario sanitario del ponente ligure, con l’azienda che gestiva Ortopedia ad Albenga estromessa dalla Regione e sostituita dal Policlinico di Monza, in un iter che aveva avviato di fatto nel savonese il processo di privatizzazione dei due ospedali di Albenga e Cairo Montenotte.

Già nel maggio 2021 era arrivata una assoluzione con formula piena (“perché il fatto non sussiste”) per quasi tutti i capi di imputazione a carico di Flavio Neirotti (ex direttore generale Asl 2), Graziella Baldinotti Tizzoni (ex direttore amministrativo Asl 2), Claudia Agosti (ex direttore sanitario) e Alessio Albani (ex rappresentante legale di Omnia Medica, società capogruppo di Gsl). Per ognuno di loro era rimasto in piedi solamente un capo di imputazione.

Nel caso di Neirotti, Baldinotti e Albani era il numero 5, che riteneva illegittima la seconda estensione di budget che sarebbe dovuta essere fatta a mezzo di gara e non con un atto di assegnazione diretta. Per Albani era arrivata una condanna a 2 anni di reclusione e 600 euro di multa; per Neirotti e Baldinotti 20 mesi e 400 euro di multa ciascuno. Pene (sospese) a cui aggiungere un risarcimento in solido alla parte civile di 50 mila euro e il pagamento delle spese spese processuali (9 mila euro). Una sentenza che oggi la Corte d’Appello di Genova ha cancellato “perché il fatto non sussiste”.

Agosti, invece, era stata condannata per il capo di imputazione numero 6 (per lei due anni di reclusione – con pena sospesa – e un risarcimento di 15.000 euro alle parti civili, oltre alle spese processuali di 1670 euro). Anche per lei oggi è arrivata una assoluzione con formula piena, come già era accaduto in primo grado per gli altri capi d’accusa.

Per quanto riguarda gli altri imputati, la sentenza della Corte d’Appello ha ribaltato anche la terza e ultima condanna arrivata in primo grado, quella ai medici Guido Grappiolo (18 mesi), Fabrizio Grilli (9 mesi) e Giuseppe Moraca (9 mesi): nel loro caso le pene riguardavano alcune cartelle cliniche contestate (per le altre accuse era arrivata l’assoluzione con formula piena). In questo caso il colpo di spugna è arrivato perché, secondo i giudici, “il fatto non costituisce reato”.

VAZIO e SCHIAFFINO: “Una sentenza di verità”

“Una sentenza di verità – è il commento a caldo di Franco Vazio e Claudio Schiaffino, difensori di Guido Grappolo, presenti alla lettura della sentenza – Una decisione che chiude definitivamente una storia che ha afflitto un grande professionista. Una assoluzione con formula piena che non lascia spazio a dubbi sui comportamenti del professor Grappiolo. Va notato inoltre che mai, in nessun capo di imputazione, si è parlato di malasanità: non si è mai messo in dubbio l’operato del chirurgo, le accuse sono sempre state di tipo unicamente amministrativo”.

Alla fine chi ci ha rimesso è il popolo ligure, che ha perso circa 3,5 milioni di euro a causa delle ‘fughe’ nelle altre regioni: “Chiaramente la revoca della sperimentazione è stata prima di tutto una decisione politica della giunta Toti – rileva Vazio – però questa sentenza chiarisce che chi ha lavorato in Gsl ha lavorato bene, che non c’è stato reato e che la gara era stata fatta correttamente”.

ALBANI: “Nove anni dolorosi, i lavoratori Gsl hanno pagato più di tutti”

“Sono ovviamene molto felice – è il commento a caldo di Alessio Albani, all’epoca rappresentante legale di Omnia Medica, capogruppo di Gsl – Non ho mai avuto dubbi che sarebbe emersa la mia totale innocenza e quella degli altri imputati. Ma questi 9 anni sono stati lunghi e dolorosi per me, per i miei figli, per la mia compagna e per la mia famiglia, e ovviamente il mio primo pensiero va a loro che mi hanno sostenuto nei momenti bui. Un grazie speciale all’avvocato Massimo Boggio che mi ha seguito in questa parte del procedimento e che ha permesso di far emergere la mia innocenza”.

“Un pensiero speciale va a tutti i lavoratori Gsl – conclude – che hanno pagato più di tutti le conseguenze di questo processo. Grazie a loro avevamo creato una vera eccellenza che aveva invertito la polarità delle fughe sanitarie, prodotto risparmio nella casse liguri e portato l’ospedale di Albenga ai vertici della chirurgia protesica italiana. Una esperienza prematuramente interrotta per via dell’inchiesta in corso. Questa sentenza è anche vostra”.

TOMATIS: “Gsl teneva in vita l’ospedale di Albenga”

“Sono contento che Neirotti, Baldinotti e Agosti siano stati assolti: ho lavorato con loro e ho sempre trovato ottimi professionisti. Non è sempre necessario trovare un capro espiatorio: la giustizia deve fare il suo corso ma se alla fine non si riconoscono delle responsabilità è giusto che arrivi una assoluzione”. E’ il commento a caldo del sindaco di Albenga, Riccardo Tomatis, che poi si concentra sul ruolo che Gsl ebbe per l’ospedale di Albenga: la “decadenza” degli ultimi anni, infatti, ha avuto inizio proprio con la chiusura di quella sperimentazione. “Gsl fu fondamentale per tenere in vita l’ospedale di Albenga – ricorda Tomatis – perché necessitava di una serie di servizi e funzioni che erano indispensabili a un ‘vero’ ospedale: il servizio di anestesia, il laboratorio, la diagnostica per immagini, il reparto di medicina per appoggiarsi. La sua stessa esistenza obbligava Asl a mantenere una serie di servizi che erano sì ‘in funzione’ di Gsl, ma rimanevano ovviamente fruibili anche dai cittadini. Gsl è stata quindi una risorsa”.

Una posizione che, avverte il sindaco, non contrasta quella che lo ha sempre visto contrario alla privatizzazione dell’ospedale: “Gsl era un privato, vero, ma non aveva ‘stravolto’ l’ospedale. Anzi, aveva lavorato bene fornendo un servizio in più alla città. E più in generale, un conto è dare un ospedale interamente in mano ai privati, un altro è ospitare un privato che cura un reparto di eccellenza”.

LA VICENDA

L’inchiesta Gsl era esplosa a settembre 2015 quando la guardia di finanza, che già da mesi in realtà indagava su presunte irregolarità nell’affidamento da parte di Regione e Asl 2 di 18 posti letto pubblici – avvenuto tra il 2010 e il 2011 – al Gruppo Sanitario Ligure, aveva notificato una serie di richieste di provvedimenti sospensivi avanzati dal pm in confronti degli indagati (manager privati e della sanità). Poco dopo le Fiamme Gialle avevano effettuato anche un blitz nel reparto di ortopedia privata nell’ospedale Santa Maria di Misericordia ad Albenga, ma anche nelle sedi Asl e di Gsl, per acquisire più di cinquemila cartelle cliniche. Atti giudiziari che avevano segnato l’inizio della fine per il progetto di sperimentazione gestionale per il recupero delle fughe dei pazienti liguri. Un’operazione che, secondo la contestazione della procura savonese, era il frutto di una turbativa d’asta.

Accuse gravissime che si erano abbattute come una tempesta sui vertici di Gsl, dell’Asl 2, ma anche sulla giunta Burlando che aveva deliberato il progetto creando un vero e proprio terremoto nella sanità ligure.

Il sospetto dell’allora sostituto procuratore Ubaldo Pelosi (oggi al vertice degli uffici al sesto piano del palazzo di Giustizia savonese) era che la gara per l’assegnazione di 18 posti letto nell’ospedale di Albenga (formalizzato con una delibera dell’Asl del 2010, approvata in Regione nel 2011) fosse stata “taroccata”, con la “collaborazione” dei vertici dell’Asl 2, arrivando poi anche ad allargare appunto il valore economico del progetto. Un accordo, considerato un fiore all’occhiello per la sanità ligure, che prevedeva una convenzione del valore complessivo teorico sino al 2020 di 165 milioni di euro a partire dal 2011.

L’inchiesta della Procura invece aveva finito per segnare di fatto la fine della gestione da parte di Gsl dell’ortopedia privata di Albenga: la Regione (la prima giunta Toti) aveva infatti annullato la gara per la sperimentazione e bandito un nuovo concorso, quello che poi era stato vinto dal Policlinico di Monza.

Nel corso dell’indagine, le Fiamme Gialle avevano poi scoperto altre presunte irregolarità sulla gestione delle cartelle cliniche e, grazie a delle conversazioni intercettate tra i vertici dell’azienda sanitaria, anche che a Savona sarebbero stati organizzati dei concorsi “truccati” (le risposte sarebbero state mostrate al candidato prima del concorso o del colloquio decisivo).

Nel corso del maxi processo per l’affaire Gsl è caduta per prescrizione l’accusa di turbativa d’asta contestata a sei persone, tra manager pubblici e privati (gli ex dirigenti di Asl 2 Flavio Neirotti, Graziella Baldinotti Tizzoni e Claudia Agosti, ma anche di Alessio Albani, allora legale rappresentante della Omnia Medica società capogruppo della rete temporanea d’imprese che si era aggiudicata il bando), Angelo Antoniol (dirigente della Omnia Medica) e Luca Garra (allora responsabile del dipartimento epidemiologia e programmazione Asl).

Sempre per prescrizione, sei imputati (Agosti, Albani, Baldinotti, Garra, Neirotti e Antoniol) erano stati prosciolti anche dal reato di rivelazione di segreti d’ufficio perché, secondo la Procura, era stato reso noto ai privati il contenuto del bando di gara prima della pubblicazione, attraverso la consegna della relazione interna sulle “fughe dei pazienti liguri” utilizzata per predisporlo proprio per consentire a Gsl di presentare un’offerta idonea e vantaggiosa.

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