Genova. Tanti collaboratori e amici, moltissimi politici e forse qualche artista in meno rispetto a quanto qualcuno si sarebbe aspettato, ma c’era comunque una folla nella piazza e nella basilica di Carignano, a Genova, per l’ultimo saluto a Vincenzo Spera, “l’uomo dei concerti”, il promoter fondatore della Duemilagrandieventi e presidente di Assomusica morto dopo essere stato investito da uno scooter mentre attraversava la strada sulle strisce, sotto casa.
In chiesa una voce di donna ha scandito la funzione con note di musica sacra mentre fuori dalla basilica, sul sagrato, è stato il rock ad accogliere l’arrivo della bara. Cinque minuti in ritardo, come voluto dai familiari: “Perché lui era sempre in ritardo di cinque minuti”, ha ricordato la moglie Danaury Maria Martez.
Oltre a lei, in prima fila nello “show” a cui mai avrebbero voluto assistere i due figli e il fratello. Tanti i politici, di tutti gli schieramenti, il presidente della Regione Giovanni Toti, il sindaco di Genova Marco Bucci con il vicesindaco Pietro Piciocchi, poi Claudio Orazi, sovrintendente del Carlo Felice, la deputata del centrodestra Ilaria Cavo e l’ex parlamentare del Pd Mario Tullo, mentre stamani alla camera ardente allestita al Carlo Felice si era visto l’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati.
Pochi, tuttavia gli artisti presenti, tra loro Alberto Fortis, Marco Mori e Angelo Sotgiu dei Ricchi e Poveri. Tanti i genovesi, giovani e meno giovani, frequentatori dei concerti e degli eventi che Spera aveva organizzato, tanti i collaboratori della società e quelli dei services che hanno voluto dare il loro addio a un manager a volte duro ma dalle grandi visioni.
Nativo di Salvitelle vicino a Salerno, Spera era arrivato a Genova nel 1974 ed era legatissimo alla città di adozione. Un feeling reciproco: “Vincenzo – ha ricordato suo fratello in un breve intervento – era innamorato di Genova. Era una persona che amava e sapeva amare. Ha creato una bellissima famiglia. E’ un orgoglio per me averlo avuto come fratello. Ho la sua stessa voce, ma non ho la sua cultura, le sue capacità.”
“Vincenzo Spera – aveva detto nella sua omelia il celebrante – è stato un imprenditore che si è fatto da solo, ha raggiunto il successo, certamente lo ha cercato anche per un beneficio personale, ma non si è mai dimenticato degli altri”.