Genova. “Eravamo convinti che dopo la pila 11 avremmo fatto anche i rinforzi sulle altre due pile del ponte Morandi. Così ci era stato detto ma poi Autostrade aveva cambiato idea e non se ne fece nulla”. A parlare in aula stamani nel processo per il crollo del ponte Morandi è stato Agostino Marioni, l’ex presidente dell’azienda Alga di Milano che negli anni Novanta si occupò del rinforzo della pila 11 con l’inserimento dei cavi esterni in acciaio.
Marioni ha spiegato che il suo interlocutore era soprattutto l’ingegner Gabriele Camomilla (imputato nel processo per il crollo), allora responsabile per la società Autostrade delle manutenzioni. “Ci hanno detto che anche le altre due pile avevano problemi ma probabilmente minori”. Anche la pila 9? “Anche la pila 9 aveva problemi ma noi non ne conoscevamo l’entità, poi ho capito che l’intervento sulle altre due pile non era stato considerato urgente”. Quando il ponte Morandi è crollato “mi sono stupito che non fosse stato fatto nessun intervento negli anni successivi. Ho saputo che Lodigiani che lavorava per noi ed aveva la direzione esecutiva dei lavori sulla pila 11 all’epoca era stato chiamato per il progetto di rinforzo ma poi il ponte è crollato prima di quell’intervento” ricorda a proposito del progetto di retrofitting del 2017.
Alla domanda del presidente del collegio Paolo Lepri se il teste si era immaginato una tempistica per gli interventi sulle altre pile: “Io immaginavo che potessero passare 5-10 anni, non certo 30”. Marioni ha spiegato di essere rimasto amico di Camomilla anche negli anni recenti: “Io lavoravo all’estero ma quando è crollato il ponte ci siamo sentiti. Lui rispetto al crollo mi ha detto che secondo lui era stata colpa di un fulmine, poi del coil trasportato dal camion e la seconda ipotesi per un po’ l’avevo considerata anche io, ma poi si è rivelata non veritiera”.
Anche Giorgio Nicolini, ingegnere strutturista e consulente fisso della stessa società ha ribadito in aula la necessitò di procedere alla messa in sicurezza anche delle altre due pile: “Visto che sulla pila 11 i problemi erano saltati fuori era impossibile pensare che sulle altre due pile non sarebbero spuntate magagne, quindi pensavamo che sarebbero stati fatti i lavori di messa in sicurezza visto che c’era tutto il tempo per farle”.