Genova. La data di scarcerazione definitiva ancora non c’è perché balla tra la fine di luglio e la prima metà di giugno a seconda che venga accolto o no l’ultimo ricorso presentato sullo sconto di pena per buona condotta ma, come spiega il suo avvocato Riccardo Lamonaca, il killer Luca Delfino è “ansioso e desideroso di poter uscire dal carcere e considera la Rems una tappa che si augura breve per poter tornare a riprendere la sua vita”.
Delfino, condannato a 16 anni e 8 mesi per il massacro a coltellate della trentenne ex fidanzata Antonella Multari, uccisa per strada a Sanremo il 10 agosto 2007 mentre era indagato per un altro omicidio commesso a Genova (quello di Luciana Biggi, avvenuto la notte del 28 aprile 2006 per il quale è stato però assolto a causa di errori compiuti dagli investigatori nelle prime fasi delle indagini), uscirà dal carcere della Spezia dove è attualmente detenuto perché la pena inflittagli dal tribunale l’ha scontata ma dovrà passare un periodo di circa 6 anni e mezzo in una Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, le strutture nate dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari).
Sei anni e mezzo in una struttura che non ha sbarre né agenti di custodia, e che ospita pazienti che hanno problematiche cliniche e comportamentali molto differenti per favorirne il graduale reinserimento sociale. (Difficile non ricordare la fuga dalla quella Rems di Pietro Bottino, detto ‘lo Squalo’ che morì poco dopo quella fuga in un incidente stradale).
“Lui chiede di andare nella Rems di Pra’ che è vicino a casa e alla famiglia che in questo modo potrà andarlo a trovare – spiega il suo avvocato – Ho cercato di spiegargli in ogni modo che il percorso sarà più lungo di quello che si immagina lui”.
A differenza dell’epoca in cui esistevano gli ospedali psichiatrici giudiziari, dove era spesso messo in atto il cosiddetto ‘ergastolo bianco‘ (gli internati potevano restare negli opg anche per tutta la vita se venivano valutati come pericolosi), con la chiusura dei manicomi criminali grazie alla legge Basaglia e la loro sostituzione con le Rems il periodo della misura di sicurezza non può superare quello inflitto dalla sentenza, ma può invece essere ridotto se il paziente nel tempo viene valutato come non più socialmente pericoloso.
Ieri di fronte al tribunale di sorveglianza di Vercelli Luca Delfino è comparso insieme al suo avvocato per una richiesta della procura di un aggravamento della misura di sicurezza in seguito alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che aveva raccontato che Delfino gli disse che una volta uscito dal carcere avrebbe ucciso la sorella di Luciana Biggi, Bruna.
L’avvocato Lamonaca però ha spiegato in aula che queste dichiarazioni sarebbero del tutto false: lui che conosce Delfino da decenni non gli ha mai sentito dire nulla del genere e mai farebbe un’affermazione del genere con un estraneo. Il tribunale si è riservato mentre il 18 aprile davanti al tribunale di sorveglianza di Massa Delfino sarà ancora una volta davanti ai giudici per valutare complessivamente la sua pericolosità sociale: potenzialmente essendo la misura di sicurezza una misura eventuale i giudici potrebbero dire che Delfino è libero da subito ma quasi certamente appunto, non sarà così.
Circa la sua destinazione, il killer di Antonella Multari vorrebbe andare nella Rems Villa Caterina di Pra’ in modo che i suoi anziani genitori e il fratello possano andare a trovarlo ma sarà un’apposita commissione medico-psichiatrica a compiere la scelta anche in base alle disponibilità Le Rems infatti sono a numero chiuso e quella di Prà che ha 20 posti per i pazienti quest’estate potrebbe risultare al completo. In quel caso sarà destinato a un’altra struttura e poi eventualmente trasferito in seguito.
Oltre all’essere stato a lungo indagato e poi assolto per omicidio di Luciana Biggi (sgozzata nel centro storico genovese poco dopo aver litigato con Delfino in un locale poco minuti prima) l’ultimo e più grave addebito da cui è stato sollevato Luca Delfino riguarda un presunto omicidio commesso dietro le sbarre e rivelato da un altro detenuto che nel 2018 aveva raccontato che quando aveva diviso la cella con Delfino lui gli aveva raccontato di aver ucciso un detenuto tunisino simulando poi il suicidio. Si era scoperto che l’8 aprile 2018 nel che un nordafricano era stato trovato in effetti impiccato nei bagni di Sollicciano: alcuni elementi del racconto avevano trovato conferma ma mancavano le prove e il fascicolo era stato archiviato.