Genova. Il sesto titolo della stagione lirica 2022-2023 del Carlo Felice Genova sarà I due Fòscari, che andrà in scena con sei recite programmate tra il 31 marzo e l’8 aprile 2023.
La tragedia lirica composta da Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, ispirato all’omonima opera teatrale in versi di Lord Byron, sarà diretta da Renato Palumbo e arriva dopo il grande successo di Tosca, che ha registrato più di 12 mila spettatori nelle recite e prove generali aperte, in una stagione che vede una notevole crescita di pubblico, con molti giovani che si affiancano ai melomani più fedeli.
L’allestimento, in origine della Scala, è diventato di proprietà della Fondazione Teatro Carlo Felice e porta la firma del regista Alvis Hermanis (qui ripresa da Luca Baracchini), che ha curato anche le scene e sarà presente alla prima, mentre i costumi sono di Kristìne Jurjàn, le coreografie di Alla Sigalova (realizzate dalla Fondazione Ets), le luci di Gleb Filshtinsky e i video di Ineta Sipunova.
Il cast è formato da Francesco Vassallo/Leon Kim (Francesco Foscari), Fabio Sartori/Giuseppe Gipali (Jacopo Foscari), Angela Meade/Marigona Qerkezi (Lucrezia Contarini), Riccardo Fassi/Antonio Di Matteo (Jacopo Loredano), Saverio Fiore (Barbarigo), Marta Calcaterra (Pisana). Il secondo cast è in scena l’1 e il 7 aprile.
Sesto titolo del catalogo verdiano, realizzato durante i cosiddetti ‘anni di galera’ , da lui definiti così perché di lavoro forzato e massacrante, complicato anche da gravi problemi di salute. I due Foscari debutta al Teatro Argentina di Roma il 3 novembre del 1844. La première, come riferì Verdi stesso, si rivelò “un mezzo fiasco”, dovuto in parte a un cast vocale impreparato e in parte ai limiti del soggetto scelto. Eppure in prima battuta Verdi si era entusiasmato per quel “bel dramma, bellissimo, arcibellissimo” – così lo aveva descritto a Piave.
Il dramma è costruito interamente sul contrasto tra amor paterno e amor di patria del Doge Francesco Foscari e sulle pene di suo figlio Jacopo, accusato ingiustamente di omicidio e di aver tramato contro la Repubblica di Venezia. L’opera si distingue per alcune soluzioni compositive nuove e sperimentali. L’orchestrazione, ad esempio, si fa più sottile e accurata, con un posto di primo piano riservato all’arpa e ai legni che restituiscono una tinta strumentale elegiaca e notturna perfettamente aderente all’immagine di Venezia descritta da Byron, i finali d’atto si concludono senza la tradizionale stretta e compaiono in maniera sistematica i motivi di reminiscenza; a ogni personaggio è associato infatti un motivo musicale che ricompare, come un biglietto da visita, ogni volta che i protagonisti tornano in scena.
Il direttore artistico del Carlo Felice Pierangelo Conte elogia il direttore Palumbo: “È attento ai dettagli musicali, dedica molto tempo alle prove in sala. Nel sangue ha il primo Verdi”. Lui ringrazia: “Sono felice di essere qui, che mi abbiano voluto dopo tanti anni. Questa è l’opera scritta dopo Ernani, che ha dato notorietà a Verdi. È un po’ scarsa drammaturgicamente, fu però di discreto successo anche se un po’ dimenticata. È scritta con temi e arie meravigliose, ha dei concertati stupendi. Ci vuole coraggio per mettere in scena queste opere e io mi sento bene qui”.
Altre informazioni su orari e biglietti sul sito del Teatro.