Genova. Anche la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 7 anni di reclusione per una donna di 38 anni anni di origine sudamericana e per il suo allora compagno pakistano di 29 per violenza sessuale nei confronti della figlia 18enne della donna. La Corte ha rigettato il ricorso dei due per i quali si apriranno le porte del carcere.
La ragazza era stata a lungo molestata dal convivente della madre, che si era invaghito di lei e la donna, anziché allontanarlo dall’abitazione lo aveva assecondato. Una sera, dopo una festa di compleanno in casa dove era stato fatto consumare molto alcol anche alla ragazza, aveva lasciato che il compagno violentasse la figlia mentre dormiva. Quando lei si era svegliata aveva chiesto aiuto alla madre che era presente nella stanza che, in tutta risposta aveva detto alla ragazza: “Fallo solo una volta, così poi ti lascia in pace”.
La 18enne invece era sconvolta, come hanno dimostrato poi i messaggi sui telefoni sequestrati dove l’uomo continuava a chiedere di vederla e lei rispondeva che lui le faceva “schifo” e sarebbe arrivata a uccidersi se lui ci avesse riprovato. La ragazza si era poi confidata con la moglie del pastore protestante della chiesa che frequentava da anni e con un agente di polizia penitenziaria che abitava nel suo palazzo. Da lì era scattata l’indagine delle squadra mobile, gli arresti e il processo, che ha avuto come prove decisive soprattutto i messaggi inviati dagli stessi imputati nei giorni e nelle settimane successive dove di fatto confessavano il reato.
La ragazzina è stata supportata fin da subito dal centro antiviolenza Mascherona che l’ha affiancata anche nel processo attraverso l’avvocata Nadia Calafato.
Le altre due figlie minorenni della donna erano state allontanate visto che dalle indagini erano emerse attenzioni morbose anche nei loro confronti e ora si trovano in una comunità per minori.