Disputa

Confindustria mette in chiaro: “Aprire alle bici la strada delle riparazioni navali? È impensabile”

Il presidente Risso: "Che urgenza c'è di farci passare carrozzine e biciclette il 19 marzo? Bucci e Signorini mettano per iscritto gli impegni sull'ampliamento"

strada riparazioni navali

Genova. “Proprio ieri abbiamo mandato una lettera all’Autorità portuale elencando le motivazioni per cui non è immaginabile che questa strada venga usata per due funzioni diverse. Ci sono anche problemi giuridici”. Umberto Risso, presidente di Confindustria Genova, mette le cose in chiaro sull’ipotesi di aprire ad usi ricreativi la strada che attraversa l’area delle riparazioni navali, quel collegamento ciclopedonale tra il Waterfront di Levante in costruzione e il Porto Antico, che piace all’architetto Renzo Piano e al sindaco Marco Bucci, ma anche all’Autorità portuale.

Una disputa che in realtà è solo una delle tante questioni sul tavolo che riguardano il futuro di un distretto industriale determinante per l’economia locale, come ricorda lo stesso Risso: “Questa è una città in cui il porto è preponderante, non c’è dubbio che il comparto delle riparazioni navali sia quello col più elevato assorbimento di manodopera, circa 3mila persone, ed è quello che ha le prospettive migliori e le necessità maggiori di sviluppo. Da qui discende la nostra preoccupazione”.

Le “prove generali” della promenade che vorrebbe allacciarsi al Porto Antico sono fissate al 19 marzo: per questa data il Comune sta organizzando un’apertura al pubblico del cantiere del Waterfront, con tanto di visite guidate che dovrebbero comprendere anche l’area delle riparazioni. “Non riesco a capire che urgenza ci sia per il 19 marzo. C’è una città che aspetta una serie di infrastrutture – lamenta il presidente degli industriali -. Finché che non si saranno effettuati gli ampliamenti si potrebbe individuare un bypass, ma non mi pare che ora, con tutti i problemi da affrontare con la nuova diga e la rivoluzione del porto, il problema sia far passare da lì carrozzine e biciclette il 19 marzo”.

D’altro canto la chiusura di Confindustria non è totale: “Ci può essere un aspetto di sporadicità. Se c’è un avvenimento straordinario in cui dovesse servire l’utilizzo di questa viabilità, fatte salve le esigenze prioritarie delle aziende, può essere immaginato, non siamo così ottusi da dire no. Riaffermando però che la sua natura è quella di una strada di cantiere. Tant’è vero che i mezzi che lavorano lì non hanno la targa, se fosse una strada di tipo civile le gru non potrebbero circolare. Sarebbe un paradosso”. Quindi via libera in casi eccezionali, purché non diventino la normalità.

Una possibile soluzione, già immaginata da Bucci, è l’idea di un collegamento in quota, ma prima bisognerà aver completato il tunnel subportuale in modo da riconvertire (o sostituire) la Sopraelevata. L’alternativa rimanda a un ampliamento degli spazi a disposizione delle riparazioni, come già affermato nel position paper elaborato da Confindustria: “Continuiamo a proporre che questo sviluppo possa essere fatto a mare, verso la vecchia diga, mantenendo magari un canale per la nautica. In conseguenza di questo si potranno liberare spazi più a monte“. Anche in questo caso, però, si pone una pre-condizione, cioè il completamento della nuova diga per avere sufficiente margine lato mare.

“Il tema è come si possano fare investimenti di sviluppo senza avere certezze, non si può cambiare tutto tra 30 anni, altrimenti la tentazione di andare altrove è forte”, avverte Risso. E lancia un monito alle istituzioni locali: “Al di là della buona fede delle affermazioni del sindaco e del presidente dell’Autorità di sistema portuale, la necessità che le riparazioni navali restino dove sono e la possibilità di ampliamento vanno calate nel piano regolatore portuale che si sta redigendo. Non è una questione di rapporto fra persone, un conto sono i buoni proponimenti, un conto è che si traducano in atti concreti”

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