Genova. “L’Unione Europea deve dare il target per la decarbonizzazione, e siamo tutti d’accordo, ma non deve dire come ci si arriva. Perché mi devono costringere a usare l’elettrica se non la posso comprare? È un approccio ideologico a un problema per il quale si devono mettere in campo tutte le tecnologie possibili. Chi impedisce di utilizzare tutte le tecnologie che portano a questo risultato è contro l’ambiente”.
Così Roberto Cingolani, consulente del Governo per l’energia ed ex ministro della Transizione ecologica del governo Draghi, a margine del convegno Formare i giovani per generare il futuro in occasione dei 150 anni dei salesiani a Genova, commenta lo slittamento della decisione dell’Unione Europea sullo stop alle auto termiche dal 2035.
Col regolamento che vieta l’immatricolazione di mezzi a benzina e diesel, sostiene Cingolani, l’Ue “viola due norme: quella del come ci si arriva, perché i modi sono tanti, e il tema sociale, perché se in Bulgaria hanno un reddito di 8mila euro annuo pro capite e in Lussemburgo sono 120mila euro non posso dire di comprare l’auto elettrica, perché per uno sono sei mesi di stipendio, per l’altro sei anni“.
“Il modello elettrico – prosegue l’ex direttore dell’Iit di Genova – deve essere potenziato, serve tanta ricerca per portarlo avanti. Io discuto che si debba dire no a tutti gli altri metodi, come i carburanti sintetici. Io se oggi ho una Euro 2 non la tengo perché mi piace inquinare ma perché non ho soldi per cambiarla. Datemi la possibilità di utilizzare carburanti sintetici, incentivati dallo Stato, che mi consentono di usare la mia vecchia carretta. E questa è stata la battaglia di Italia e Germania, che mi sembra stia andando bene“.
Dopo il via libera del Parlamento europeo la riunione dei rappresentanti permanenti aggiunti in Ue ha registrato due volte l’impossibilità a continuare sull’approvazione del regolamento. Italia, Polonia e Bulgaria si erano dette contrarie e la Germania, che aveva chiesto un’adeguata contropartita sugli e-fuels, non si è fidata: insieme avrebbero composto la minoranza di blocco necessaria per bocciare il regolamento. La presidenza svedese, di fronte ad un voto che avrebbe fatto tremare la Commissione, ha quindi rinviato il fascicolo. Il punto è stato anche stralciato dall’agenda del Consiglio Educazione previsto domani, dove era attesa la ratifica formale del testo. Insomma, un vero e proprio terremoto.
“Giusto puntare a zero emissioni di Co2 nel minor tempo possibile, ma deve essere lasciata la libertà agli Stati di percorrere la strada che reputano più efficace e sostenibile. Questo vuol dire non chiudere a priori il percorso verso tecnologie pulite diverse dall’elettrico. È questa la linea italiana che ha trovato largo consenso in Europa – ha commentato la premier Giorgia Meloni -. Una transizione sostenibile ed equa – sintetizza la premier – deve essere pianificata e condotta con attenzione, per evitare ripercussioni negative sotto l’aspetto produttivo e occupazionale”.