Ventiquattro vittorie, tre pareggi e tre sconfitte. Più tredici sulla Sanremese seconda e favorita alla vigilia. Appena venti i goal incassati. Ruolino di marcia che pone il Sestri Levante ai vertici nazionali: media punti di 2,5 che, in Serie D, è inferiore solo a quella del Catania. I siciliani hanno però giocato ben 4 gare in meno. Merito anche di Francesco Joyce Anacoura, il portiere classe 1994 diventato tra gli idoli della tifoseria. Un curriculum importante per lui: allievi e Primavera del Parma, un contratto con la Juventus, che poi lo ha girato in prestito in Lega Pro, la Serie B portoghese con l’Estrella Amadora e, infine, l’approdo sul veliero dei “corsari” del levante genovese. Tra i “segreti” dell’exploit dei rossoblù la grande voglia di rivincita di molti elementi, l’affetto dei sostenitori e un mister come Enrico Barilari, bravissimo – racconta Anacoura – a responsabilizzare tutto il gruppo.
Come nasce il contatto con il Sestri Levante?
C’era già stato un contatto due anni fa. Ci eravamo sentiti con il vicepresidente Raffo. Ci siamo rincorsi per un po’. Quest’estate, finalmente, siamo riusciti a trovare la quadra.
State andando ben oltre le aspettative…
Secondo me non stiamo andando oltre alle aspettative.
In che senso?
Mi spiego, io e tanti altri miei compagni avevamo una grande voglia di rivincita e di rimetterci in gioco. Quando mi hanno illustrato il progetto, mi sono subito posto come obiettivo la vittoria del campionato. Non sarebbe potuta andare altrimenti la stagione visto come ci siamo allenati fin dal primo giorno.
Però qualcosa di straordinario è innegabile che ci sia…
La cosa che è stata “oltre” è il distacco rispetto alle altre.
In un mondo con molti allenatori “pavoni”, Enrico Barilari sembra quasi una mosca bianca. “Leader calmo” alla Carlo Ancelotti?
Secondo me è perfetto per il tipo di ragazzi che siamo. Si è incastrato alla perfezione con noi. Mister Barilari è un vero leader e come tale non ha paura del confronto. Ha intercettato la grande voglia del gruppo e ci ha coinvolti nel processo decisionale, mantenendo logicamente l’ultima parola. Così facendo ci ha responsabilizzati molto, pensiamo tutti all’unisono. Siamo tutti portati a dare qualcosa in più.
Nel momento di flessione, con la Sanremese a -5, Barilari ha raccontato di aver ricevuto molti messaggi di incoraggiamento. Come vivi la realtà Sestri Levante?
Pur abitando a Rapallo, vivo molto la città. Non sono parole di circostanza, qui c’è davvero un grande calore nei confronti della squadra. Alla prima giornata, contro la Sanremese, eravamo sotto di due reti dopo poco ma non hanno mai smesso di sostenerci. Così anche nella fase di leggero calo. A Sestri, si percepisce l’attaccamento. Non ho mai vissuto una piazza così e reputo un onore fare parte di questa società.
Qual è stata la partita della piena consapevolezza?
Vari momenti. All’andata contro la Castellanzese. Al settantesimo eravamo sotto 2 a 0; siamo riusciti a ribaltarla vincendo 3 a 2 grazie a una rete di Candiano nel recupero. Poi, il match contro il Derthona all’andata, una squadra partita con grandi ambizioni. Abbiamo vinto 3 a 0 dimostrando grande maturità perché abbiamo gestito per tutta l’ora e mezza di gioco la partita contro un avversario di livello. Cito anche il trittico di gare vinte contro Ligorna, Vado e Gozzano: abbiamo ottenuto nove punti giocando sporco quando c’era da soffrire senza rinunciare a proporre.
A cosa dovete stare attenti?
Sempre attenti a noi stessi, frase fatta ma è così. Non abbiamo mai pensato agli altri. C’è grande euforia intorno, bisogna gestirla. Basta veramente poco. Ci eravamo trovati in 3 partite da più dodici a +5.
Portiere “matto” o…
Portiere logico nella sua follia, direi. Un fondo di verità c’è sulla pazzia dei portieri, ma il portiere deve anche essere il più freddo e lucido. Nella sua follia non si può mai permettere di perdere la testa. Mi sento un cantiere con i lavori in corso, devo e posso ancora crescere.