Operazione

Arrestato dipendente dell’Agenzia Entrate Riscossione di Genova, si era intascato 230mila euro

Il cassiere dello sportello aveva escogitato un sistema per appropriarsi dei rimborsi dovuti ai contribuenti, compresi quelli nel frattempo deceduti

code agenzia entrate riscossione

Genova. La guardia di finanza di Genova ha eseguito quest’oggi un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Genova, su richiesta della procura della Repubblica, nei confronti di un dipendente dell’Agenzia delle entrate – Riscossione.

L’uomo, R.C. 54 anni, che lavorava come cassiere presso lo sportello di Genova, è stato sottoposto a indagini per i reati di peculato, accesso abusivo a sistemi informatici, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e falsità commesse da pubblici impiegati incaricati di un servizio pubblico. Nei confronti del dipendente è stato anche eseguito un decreto di sequestro preventivo per 229mila euro.

Secondo quanto spiegato dalla procura, l’uomo avendo la disponibilità, viste le proprie mansioni, di somme di denaro destinate ai rimborsi in favore dei contribuenti se ne appropriava con diverse modalità.

Per esempio facendo sottoscrivere surrettiziamente ai contribuenti i modelli RE1 ma senza corrispondere le somme richieste e provvedendo ad aggiornare gli applicativi del sistema informatico con dati ideologicamente falsi, ma anche simulando la corresponsione di rimborsi in favore di contribuenti dopo essersi introdotto all’interno degli applicativi del sistema informatico dell’Agenzia delle entrate-Riscossione per
 verificare l’esistenza di titoli di rimborso in favore dei contribuenti.

In questo modo si procurava codice fiscale e copia dei documenti degli ignari contribuenti e poteva a sua volta compilare i moduli RE1 contenenti false attestazioni di rimborso anche in assenza di istanze da parte degli stessi. Sono state accertate in tutto oltre 420 operazioni di appropriazione per un ammontare di circa 230mila euro.

L’attività di indagine è scattata dopo una denuncia presentata a gennaio dalla stessa Agenzia delle entrate-Riscossione presso il nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Genova. L’Agenzia aveva autonomamente avviato un’approfondita attività di internal audit riscontrando numerose e gravi irregolarità nella gestione dei rimborsi ai contribuenti poste in essere dal proprio dipendente.

Le meticolose e puntuali verifiche interne effettuate dall’Agenzia delle entrate-Riscossione nei confronti del dipendente hanno infatti consentito di acquisire elementi di anomalia in relazione a operazioni di rimborso ai contribuenti di somme “in eccedenza”, cioè di somme versate dai contribuenti per mero errore ovvero che risultavano non più dovute da questi per il venir meno, in tutto o in parte, dei debiti iscritti a ruolo e già versati, a causa di provvedimenti di sgravio disposti dagli enti creditori o ancora per l’effetto di provvedimenti legislativi di “rottamazione” o saldo e stralcio.

Sulla base di tali iniziali evidenze, la procura ha delegato ulteriori attività investigative alla finanza, tra cui anche intercettazioni audio e video. In particolare, attraverso dette intercettazioni è stato possibile monitorare una serie di operazioni di rimborso del tutto simulate, concluse dall’indagato con il prelievo dalla cassa di denaro contante. Nel corso della perquisizione domiciliare sono stati trovati 67mila euro in contanti e numerose monete d’oro.

Come emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Marina Orsini, il dipendente infedele non si faceva scrupoli nel prelevare per sé neppure i rimborsi in capo a persone decedute, trasferitesi all’estero o società fallite: “Dalla verifica della documentazione l’ufficio Internal Audit, ha infatti rilevato che 13 operazioni risultano prive di documentazione e 2 operazioni risultano ad
alto rischio di frode poiché eseguite in data successiva alla morte
dei contribuenti”.

Ancora, “il primo episodio registrato nel corso delle intercettazioni ambientali – scrive il giudice – ha consentito di evidenziare che l’indagato abbia approfittato della pendenza di un rimborso a favore di un contribuente che si era recato presso lo sportello per tutt’altra pratica, ovvero per ottenere lo svincolo di fermi amministrativi presenti su propri veicoli e questo al fine di appropriarsi della somma dovuta invero al contribuente”. Il 54enne nel caso specifico accedendo a un diverso archivio informatico rispetto a quello utile e sbrigare la pratica chiesta dal contribuente, si era accorto che che pendevano dei rimborsi a favore di quest’ultimo, così “stampava e faceva compilare e sottoscrivere, ad insaputa del compilatore, un modulo di rimborso RE1, da mantenere agli atti dell’ufficio, ma anziché provvedere a effettuare il rimborso in denaro — per la modesta somma di circa 28 euro — prelevava la somma dalla cassa, mettendosela in tasca, provvedendo infine ad aggiornare il sistema informatico come se fosse stato effettivamente corrisposto il rimborso all’utente”.

Per il gip nei confronti di R. C, esistono esigenze cautelari vista “la peculiare professionalità e scaltrezza delle condotte poste in essere dal dipendente infedele, così come sono emerse dalle indagini svolte, connotano necessariamente la valutazione in merito alla sua pericolosità, giudizio che deve necessariamente tener conto dell’ambiente lavorativo in cui egli si trova ad essere inserito e della permanente diretta disponibilità del denaro pubblico che costituisce l’oggetto delle azioni illecite compiute. Pur nell’assenza di precedenti penali, l’indagato si è rivelato persona in grado di manipolare con particolare efficacia e scaltrezza gli strumenti e le competenze di gestione dei sistemi informatici che costituiscono il proprio bagaglio professionale, impiegandolo per la consumazione di condotte delittuose (lesive sia degli interessi dell’integrità del patrimonio pubblico, che della pubblica fede e della correttezza, efficacia e trasparenza dell’azione amministrativa) poste in essere a suo esclusivo vantaggio ed a detrimento della collettività”.

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