Genova. Tanti striscioni con messaggi contro la cultura patriarcale, machista, capitalista, ma anche contro l’omolesbotransfobia e il razzismo, contro il fascismo, la disuguaglianza economica, la violenza di genere. Questo è l’8 marzo – portato in piazza come ogni anno, dal 2017 – dal collettivo Non Una Di Meno.
2000 persone, nonostante la pioggia, non solo donne e ragazze ma anche molti uomini, e moltissimi studenti, hanno partecipato questa sera al corteo transfemminista organizzato da Caricamento a piazza Matteotti attraverso le vie del centro. Come ogni anno, non pochi disagi per la viabilità dell’ora di punta. Disagi che, nell’ottica delle organizzatrici, vogliono però amplificare le rivendicazioni.
“Le strade sono fatte sicure da chi le attraversa” è uno dei messaggi lanciati dal corteo. Almeno simbolicamente le strade di Genova, per una sera, non dovrebbero essere in alcun modo luogo “unsafe”.
Anche in riferimento a questo tema lo striscione srotolato in piazza dell’Annunziata: “Gli stupri non sono causati dalla droga”, un link alle tante violenze sessuali avvenute in centro storico dall’inizio dell’anno nell’ambiente dello spaccio.
“Non sono causati dalla droga – ribadiscono le attiviste – ma da un sistema culturale che rende sistemica la violenza di genere, quello stesso sistema che ci dice passa di lì, vestiti così, noi oggi ribadiamo che la responsabilità non è di chi subisce violenza ma di chi la fa“.
“Un momento di lotta, ma anche di liberazione e gioia per noi stesse – dicono da NUDM – un luogo e un momento per godere dei nostri corpi e della sorellanza, confrontandoci, divertendoci, supportandoci. Con amore e rabbia. Oggi scioperiamo dal patriarcato, dal ruolo di genere imposto, dal lavoro non retribuito di cura dell’ambiente domestico che ci tocca ogni giorno, dall’impossibilità di avere un’indipendenza economica”.
In questo 8 marzo 2023 il collettivo Non Una Di Meno si era già preso la scena in piazza De Ferrari, con un intervento allo speakers’ corner organizzato dalla Regione tutto incentrato sul tema della “violenza sanitaria e ginecologica”: dalle difficoltà riscontrate da molte donne a praticare un’interruzione di gravidanza alle condizioni poco confortevoli in cui le neomadri si trovano nei reparti. “La sanità ligure è tutt’altro che perfetta”, hanno ribadito le attiviste.