Genova. Storie piccole o grandi, belle o brutte, lunghe o corte, vere o false. Vanno bene tutte, purché ci siano, purché si racconti, perché l’uomo – il genere umano – ne ha immensamente bisogno.
Disegni, graffiti, lettere, numeri, colori, gesti, emozioni e parole racchiudono da sempre storie che l’uomo ama raccontare e – volendo o nolendo – tramandare.
‘Sono umano, dunque racconto’ è il cuore del messaggio che Stefano Massini ha trasmesso al pubblico genovese che ieri sera, venerdì 3 marzo, ha riempito fino all’ultimo posto il teatro Duse per assistere allo spettacolo ‘Storie’.
Stefano Massini – scrittore, romanziere e drammaturgo di livello internazionale, unico italiano a vincere il prestigioso Tony Award, l’Oscar del Teatro, con il suo The Lehman Trilogy e “una delle voci più alte della drammaturgia contemporanea” secondo il New York Times – ha tenuto l’attenzione alta per due ore consecutive, senza pause, senza tentennamenti e, accompagnato dalle note e dalle improvvisazioni di Paolo Jannacci, al pianoforte, e di Daniele Moretto, tromba e flicorno, ha spiegato cosa sono e come nascono le storie.
Forse – dice Massini – le storie sono sempre servite ai popoli per sopravvivere al tempo, ai giovani per immaginare il futuro, ai vecchi per consegnare un’eredità.
Di certo, nella vita di ogni giorno, tra le pagine dei giornali, nei luoghi che visitiamo quotidianamente, negli sguardi dei passanti, sono nascoste tantissime storie che aspettano solo di essere scoperte e raccontate per farci comprendere meglio il nostro tempo e le nostre origini.
E – sottolinea Massini – la differenza e la forza di una storia risiede proprio nel particolare, piccolo e umile, in grado di fare grande tutto ciò che lo circonda.
Ci sono poi le storie di grandi personaggi in cui ognuno può ritrovare un po’ di sé: da Giacomo
Casanova a Sigmund Freud, da Vittorio Alfieri a Enzo Jannacci, passando anche per Pinocchio.
“Che cosa c’è prima di un testo? – dice Massini – La scintilla di una storia, l’innamoramento per la sua forza, per gli echi che contiene, e dunque la volontà di raccontarla. Solo che le storie si
nascondono ovunque, soprattutto oggi, nella proliferazione dei mezzi di comunicazione”.
“All’alba del Terzo Millennio uno scrittore è innanzitutto un rabdomante, un cercatore d’oro. Con questo spettacolo proviamo a farci strada nell’officina del racconto, laddove prende forma il viaggio antico dell’evocare che Borges definiva incanto, magia, anatomia incredibile del reale” conclude Massini.