Genova.La questione del possibile sgombero dello Zapata non riguarda soltanto la galassia dei centri sociali genovesi ma si innesta nel più ampio progetto di rigenerazione del macro-quartiere di Sampierdarena che il Comune di Genova ha intenzione di mettere in atto grazie (anche) ai fondi del Pnrr. Sono proprio le scadenze imposte dalla normativa sui fondi europei ad avere smosso acque da tempo immobili ma, a quanto risulta, al Comune non interessa, anzi, una soluzione di conflitto. Tutto si gioca, piuttosto, sulla possibilità di trovare un’alternativa.
Il primo incontro tra gli attivisti dello Zapata e il sindaco Marco Bucci, che ha affidato il dossier al suo vice Pietro Piciocchi, è in programma per il 20 febbraio. Forse in quell’occasione si capirà con più chiarezza quale sia la reale posizione del centro sociale di via Sampierdarena. Perché di fatto, a oggi, continua a non risultare alcuna ingiunzione di sgombero.
L’unico documento presentato dall’amministrazione all’indirizzo dello Zapata è una nota dirigenziale che chiede di ripianare un situazione di morosità legata ai canoni di concessione. Morosità che si aggirerebbe intorno ai 125mila euro ma su cui chi oggi porta avanti le attività dello Zapata ha espresso molti dubbi.
Il nodo, però, non è tanto quello economico quando quello di programmazione: i Magazzini del Sale, come noto, sono stati “opzionati” dall’Accademia Ligustica per attività laboratoriali e senza quegli spazi l’istituzione non accetterà di sbarcare in un altro edificio di Sampierdarena che necessita di un rilancio, il palazzo noto come La Fortezza.
L’imminenza dello sgombero non è confermata neppure da fondi di polizia né dall’assessorato alla Sicurezza. Il vicesindaco Piciocchi ha dichiarato che lo sgombero è “l’extrema ratio”. E nonostante il pressing di alcune sparute forze politiche (la Lega) l’impressione è che nulla si muoverà prima dell’apertura di una fase di trattativa tra Comune e centro sociale.
“Allo Zapata faremo delle offerte di beni pubblici, che loro possono utilizzare anche a Sampierdarena ovviamente attraverso bandi come è concesso di fare a tutte le associazioni – ha detto questa mattina il sindaco Marco Bucci a margine del consiglio regionale – abbiamo tante soluzioni da proporre agli attivisti, sono certo che hanno tutte le condizioni in regola per partecipare a bandi, è chiaro che ciò presuppone il pagamento di un canone che per le associazioni può arrivare al 90% di sconto, però bisogna rispettare le leggi, non si possono occupare spazi pubblici senza rispettare le leggi”.
Lunedì sera, in occasione dell’assemblea pubblica al Teatro Modena, gli attivisti dello Zapata hanno definito complicata ma di fatto non hanno escluso a priori la possibilità di uno spostamento. “Lo Zapata è uno spazio per concerti, una cucina popolare, una palestra, e poi laboratori di teatro, corsi professionali, raccolte di generi alimentari, un’alternativa dovrebbe consentirci di mantenere questa conformazione e di consentirci di non spostarci dal quartiere di Sampierdarena, noi crediamo che da questo punto di vista la cosa più semplice sia farci restare dove siamo”, le parole di Giovanni Mancioppi. “Al momento abbiamo troppo pochi elementi per poter valutare l’ipotesi di uno spostamento”, ha aggiunto Loredana Caldarola.
Alternative a cinque minuti di cammino? Il Comune, anche in seguito a un’interlocuzione con il municipio Centro Ovest retto da Michele Colnaghi, avrebbe iniziato a vagliare alcune opzioni anche sulle stesse resta al momento un sostanziale riserbo. Ma basta una mappa per capire quali potrebbero essere le “opportunità immobiliari”. Per molte di esse entrerebbe in gioco una triangolazione con Autorità portuale e Demanio.
La soluzione più semplice, ma forse non molto gradita a chi vive lo Zapata date le condizioni della struttura, è quella di alcuni capannoni di proprietà di palazzo San Giorgio situati tra lungomare Canepa e via Sampierdarena. I magazzini sono in disuso e inutilizzati da tempo, sfruttati talvolta come riparo di fortuna da sbandati. Di fatto, agli attivisti dello Zapata, basterebbe “attraversare la strada” ma resta da capire la fruibilità degli edifici e la vicinanza con alcuni palazzi abitati.
Più oneroso per il Comune sarebbe la risistemazione di un’altra grande struttura inutilizzata, la ex Manifattura Tabacchi di via Degola (di proprietà del Demanio, che potrebbe però concederla). Questo edificio, facilmente raggiungibile con mezzi pubblici (bus e treni) ed estremamente vasto, era entrato in gioco in dinamiche commerciali (avrebbe potuto ospitare un negozio di Scarpe e Scarpe) ma al momento non sembra concretamente interessato da progetti.
Meno percorribile, al momento, sembra un recupero ad uso Zapata della palazzina Bertorello, un edificio liberty, sempre in via Sampierdarena (parte di levante) vincolato dalla Sovrintendenza e che un tempo ospitava il Sert. La palazzina è in uso all’Autorità portuale, di proprietà del Demanio Statale. Nell’ambito di una rigenerazione di via Sampierdarena potrebbe essere però appetita da altri soggetti.
“Gli spazi esistono se c’è la volontà di portare avanti il progetto – afferma il presidente del municipio Centro Ovest Michele Colnaghi – credo che lo sgombero non debba e non possa comunque essere la soluzione, Sampierdarena ha bisogno di avere cose in più non cose in meno”.
Sullo sfondo c’è un’altra suggestione che sarebbe almeno parzialmente balenata nella mente della giunta comunale di centrodestra. Dare ai centri sociali, non solo lo Zapata ma anche al Terra di Nessuno, la possibilità di farsi protagonisti del rilancio del sistema dei forti. Puin e Begato al momento sono quelli nelle condizioni migliori per ospitare attività di vario genere.
Aspetti positivi? “Location” uniche al mondo, distanza dalle case e quindi possibilità di fare musica fino a tardi, ampi spazi per attività sportive e di altro genere, terra da sfruttare per orti urbani. Gli aspetti negativi sono tutti logistici. Peraltro gli attivisti dei centri sociali genovesi sono tutti contrari al collegamento diretto tra la città e il parco delle mura, ovvero la discussa funivia di Forte Begato.
Non resta che attendere gli sviluppi: sabato 11 febbraio, concentramento alle 16 davanti alla Stazione Marittima, il corteo organizzato a difesa dello Zapata servirà anche a misurare la temperature della protesta e l’ampiezza del margine di trattativa.