Recensione

Tosca esaltata dall’allestimento firmato Livermore fa il pieno al Teatro Carlo Felice fotogallery

Grandi applausi per l'opera di Puccini, che nel finale ha un coup de théâtre sorprendente

Tosca

Genova. Metti insieme una delle opere più popolari al mondo e uno dei migliori registi che la lirica oggi possa vantare, aggiungi un gruppo di cantanti di buon livello ed ecco che la ricetta Tosca proposta dal Teatro Carlo Felice non può che attirare pubblico e raccogliere applausi.

È andata così alla prima di venerdì 24 febbraio, in un teatro esaurito che ha apprezzato il ritorno del grande impianto scenico studiato da Davide Livermore (che ha curato non solo le scene, ma anche le luci, mentre la regia è stata ripresa da Alessandra Premoli) nell’allestimento prodotto proprio dal Carlo Felice nel 2014.

Il triangolo scenico fisso ma rotante, con i vertici su pendenze diverse è al servizio dell’emotività dei personaggi, del loro ingresso e dei rapporti tra essi. Alle loro spalle, sullo sfondo, proiezioni di grande efficacia, che siano la cappella Attavanti o Palazzo Farnese. Un’idea a nostro parere geniale perché si adatta alla musica di Puccini e al libretto di Illica e Giacosa: Tosca è un’opera molto cinematografica anche nel suono e il gioco di luci e di movimenti ne esalta questa caratteristica. L’ingresso in scena di Scarpia ne è uno degli esempi più riusciti.

La struttura consente anche qualche licenza al libretto senza stravolgere troppo: la tortura di Cavaradossi non è solo “sentita”, ma anche vista. Il coup de théâtre finale, su come viene reso il volo di Tosca da Castel Sant’Angelo, fa mormorare di sorpresa e approvazione in pubblico.

I costumi di Gianluca Falaschi esaltano la passionalità dei personaggi con i mantelli rossi di Tosca e di Scarpia.

La prova dei cantanti è stata apprezzata dal pubblico: Maria José Siri è una Tosca grintosa e appassionata, per lei particolari apprezzamenti dopo l’aria Vissi d’arte. Riccardo Massi (Mario Cavaradossi), partito un po’ legato, si riprende alla grande nel secondo e terzo atto e dà prova di grande tenuta negli acuti. Amartuvshin Enkhbat si conferma il migliore baritono migliori visto a Genova negli ultimi anni: è uno Scarpia possente a cui manca forse la parte più lasciva, ma resta ancora nelle orecchie il potentissimo Te Deum ben interpretato anche dal coro. Apprezzati anche l’Angelotti di Dongho Kim, il sagrestano del savonese Matteo Peirone, lo Spoletta di Manuel Pierattelli, lo Sciarrone di Claudio Ottino e il carceriere di Franco Rios Castro. Tanti applausi per l’esordio di Maria Guano nei panni del pastore. La piccola, nel 2017 aveva partecipato allo Zecchino d’Oro.

La direzione di Pier Giorgio Morandi ha sottolineato in modo efficace i tormenti e i momenti topici, in qualche frangente l’orchestra ha però sovrastato le voci dei cantanti.

Repliche sino al 5 marzo.

leggi anche
tosca
Da vedere
La Tosca di Livermore torna al Teatro Carlo Felice nell’allestimento nato proprio a Genova

Per favore, disabilita AdBlock per continuare a leggere.

Genova24 è un quotidiano online gratuito che non riceve finanziamenti pubblici: l’unica fonte di sostegno del nostro lavoro è rappresentata dalle inserzioni pubblicitarie, che ci permettono di esistere e di coprire i costi di gestione e del personale.
Per visualizzare i nostri contenuti, scritti e prodotti da giornalisti a tempo pieno, non chiediamo e non chiederemo mai un pagamento: in cambio, però, vi preghiamo di accettare la presenza dei banner, per consentire a Genova24 di restare un giornale gratuito.