Genova. Sul superbonus edilizia il governo volta pagina, decidendo per la stretta: per i nuovi interventi non sarà più possibile ricorrere alla cessione del credito o allo sconto in fattura. Inoltre si spegne sul nascere l’esperienza da poco avviata da alcuni enti pubblici di acquistare i crediti incagliati, cosa su cui stava ragionando anche Regione Liguria. Non potranno più farlo.
L’obiettivo è duplice, spiega il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti: “Risolvere il nodo dei crediti, arrivati ormai a 110 miliardi e per mettere in sicurezza i conti pubblici”. Una decisione, in parte già paventata, ma che arriva con tempistiche a sorpresa, essendo di fatto integrata all’ultimo nell’ordine del giorno del Cdm.
Cosa succederà adesso? Per i nuovi interventi edilizi (non quelli già avviati) resta solo la strada della detrazione d’imposta. Arriva anche il divieto per le pubbliche amministrazioni ad acquistare crediti derivanti dai bonus edilizi. Uno stop che ferma di fatto un fenomeno che aveva preso piede da poco, ma che aveva avuto un certo seguito.
Una scelta delle istituzioni locali, su cui si stava muovendo la Liguria, che però secondo l’esecutivo “avrebbero impatto diretto sul debito pubblico“, come sottolineato dal ministro Giorgetti in conferenza stampa. Il decreto affronta anche il nodo della responsabilità solidale dei cessionari. Che viene esclusa per chi è in possesso di tutta la documentazione relativa alle opere. Questo per “eliminare le incertezze” che hanno frenato tanti intermediari dall’assorbire questi crediti, spiega il ministro, sottolineando come tutto l’intervento si sia reso necessario “per bloccare gli effetti di una politica scellerata usata” che è finita per costare a 2mila euro a ciascun italiano.
Come riporta l’Ansa, secondo il ministro “Ora l’urgenza è riattivare la possibilità per gli intermediari nell’acquisto di questi crediti: nel mirino non c’è il superbonus, ma la cessione dei crediti d’imposta. Una montagna da “110 miliardi”, che deve essere gestita”. Di qui l’appello alle banche per un’azione di sistema per coprire questo “bucone”. E proprio al settore bancario, già prima del cdm, Giorgetti avrebbe proposto alcune azioni tra cui meno responsabilità in carico alle banche con una maggiore “circolarità giuridica” che permetta di far ripartire le cessioni dei crediti, un ruolo più incisivo delle imprese pubbliche nell’acquisto degli stessi e contatti per risolvere eventuali problemi successivi nelle norme. Un messaggio rassicurante è rivolto anche alle imprese edili: “faremo tutto il possibile”, dice il ministro. E infatti per lunedì è già in calendario un incontro a Palazzo Chigi con le associazioni di categoria.
I timori del blocco del settore
“Ci sono una serie di opere collegate al Piano nazionale di ripresa e resilienza dove a lavorare sono le stesse imprese che hanno effettuato i lavori per i Superbonus o i bonus, che non riescono a incassare. Se queste aziende si bloccano a farne le spese sarà la tempistica del Piano – ha osservato Giovanni Toti, presidente di Regione Liguria, in un’intervista – Da un lato il governo si muove per accelerare l’attuazione del Pnrr, dall’altro rischia, bloccando ogni possibilità di manovra nell’ambito dei crediti fiscali, di ritardarne la realizzazione”.
“La scelta delle ultime ore sembra tombale – aggiunge – ma resta che il governo deve individuare una soluzione a un problema che, comunque, esiste. In più una decisione così netta lascia perplessi: il governo è alle prese con il disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata, mentre all’atto pratico, come in questo caso, mette sotto tutela gli enti locali rispetto all’utilizzo delle proprie risorse”