Genova. “Sono totalmente contrario a una decisione dell’Europa che a me pare folle per tempistica e per mancanza di neutralità tecnologica“. È la netta posizione del presidente ligure Giovanni Toti dopo il voto del Parlamento Europeo che ha sancito definitivamente lo stop alla produzione di auto termiche (benzina e diesel) a partire dal 2035.
“Ancora una volta – commenta il governatore, leader di Italia al Centro – l’Unione Europea sembra votata a un autolesionismo assai preoccupante, ideologico e totalmente contrario agli interessi di questa unione che, se vuole diventare un unico compatto continente, deve saper prendere un po’ più sul serio le cose invece di fare dei manifesti sostanzialmente inattuabili o attuabili a prezzi insostenibili”.
Il via libera è arrivato a Strasburgo tra le polemiche con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astensioni. Il provvedimento è parte del maxi pacchetto per il clima Fit for 55 con l’obiettivo di portare l’Europa a emissioni zero nel 2050. Il testo prevede anzitutto di ridurre del 100% le emissioni di auto e furgoni nuovi che emettono Co2 nel 2035. Quindi i veicoli leggeri con motore a combustione non potranno essere più immatricolati. Nel 2026 sarà valutata anche la possibilità di mantenere motori ibridi o che utilizzano gli ecocarburanti (e-fuels). I mezzi usati, invece, potranno continuare a circolare (salvo provvedimenti dei singoli Stati).
Che cosa sta facendo la Liguria per adeguarsi? “Abbiamo un piano potentissimo di incentivi che ancora deve essere dipanato nei suoi effetti, una mole di denaro molto importante che servirà a ridurre le polveri inquinanti – continua Toti – così come serviranno tutte le politiche di gratuità di trasporto pubblico che il Comune di Genova sta attuando, il rinnovo della flotta circolante con bus elettrici, lo Skymetro, l’allungamento della metropolitana, così come speriamo serviranno sempre di più quei moderni treni che abbiamo inserito nel contratto di servizio. Insomma, trasferire traffico dalla gomma al ferro è sicuramente, insieme agli incentivi per rinnovare la flotta, una delle politiche quadro fondamentali”.
Intanto il Governo italiano attacca la decisione dell’Unione Europea. Dopo l’affondo di ieri del ministro Matteo alvini – che aveva parlato di decisione folle e sconcertante – il ministro dell’Industria e Made in Italy Adolfo Urso dice che l’Italia è in ritardo sulla transizione nel comparto auto e si deve accelerare, ma tempi e modi imposti dall’Europa “non coincidono con la realtà”. Il ministro si è chiesto perché l’Europa non adotti “la neutralità tecnologica” e una tempistica che risponda più alla realtà e graduale, consentendo anche altre fonti come biocombustibili, biometano e idrogeno. “Questa visione ideologica – afferma – mi sembra la stessa di qualche anno fa quando si guardava alla Russia come unica fonte energetica per l’Europa” e rischiamo ora “di passare dalla dipendenza energetica dalla Russia alla dipendenza tecnologica dalla Cina sulla filiera dell’elettrico”.
“Io – dice ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani – sono un grande sostenitore dell’auto elettrica ma gli obiettivi ambiziosi vanno raggiunti sul serio, non solo sulla carta: ecco perché l’Italia avanzerà una sua controproposta: limitare la riduzione al 90%, dando la possibilità alle industrie di adeguarsi“. Tajani definisce “un errore grave” la decisione dell’Europa di mettere fine alla costruzione di motori non elettrici a partire dal 2035. “La lotta al cambiamento climatico va fatta ma richiede obiettivi raggiungibili”.