Scoglio

Skymetro, il rebus del tracciato in via Canevari: ipotesi “piastra sospesa” per salvare il Bisagno

Campora ha promesso: "Nessun albero tagliato e nessun pilone nel torrente". Ma il progetto si complica: al vaglio anche una struttura strallata

progetto skymetro
Uno schizzo della nuova piastra: i piloni verrebbero sostituiti dai tiranti

Genova. Nessun pilone nel Bisagno e nessun albero tagliato in corso Galliera, ha promesso l’assessore Matteo Campora una settimana fa durante l’accesa commissione municipale sullo Skymetro, il controverso prolungamento della metropolitana che divide gli abitanti della vallata. Due prescrizioni, quelle imposte da Tursi per arginare le proteste degli oppositori, che complicano notevolmente il progetto dell’infrastruttura, affidato a novembre a Systra Sotecni-Italferr-Architecna Engineering con l’indicazione di consegnare entro maggio il documento definitivo.

Dopo aver lasciato aperte diverse ipotesi nelle carte presentate al ministero dei Trasporti per ottenere il finanziamento da 398 milioni, il Comune ha optato chiaramente per lo sviluppo della linea in sponda destra da Brignole allo stadio, per poi arrivare in sponda sinistra fino a Molassana (e Prato, se verranno stanziati i soldi necessari). Quindi il bruco sopraelevato correrà su via Canevari, via Moresco e via Monnet, troverà la prima stazione all’altezza del Ferraris, attraverserà il Bisagno in senso obliquo e continuerà così verso piazzale Parenzo. In questo modo il viadotto non interferirà con le alberature di corso Galilei e corso Galliera, per le quali le associazioni ambientaliste si erano mosse chiedendo alla Soprintendenza di vincolarle.

Dal punto di vista tecnico, però, c’è un problema che sovrasta tutti gli altri: come far scendere i binari della metropolitana dal rilevato ferroviario di Brignole? La questione non è di poco conto perché la linea ha bisogno di un sufficiente raggio di curvatura. E questo significa in ogni caso aumentare l’ingombro sul Bisagno in un punto storicamente soggetto a esondazioni.

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Le tre ipotesi originarie di tracciato da Brignole

Nello studio di fattibilità firmato da Inarpro, F3M e Alisea – finora l’unico documento pubblicamente consultabile sullo Skymetro – si legge che, per poter virare in sponda destra, “è necessario utilizzare una doppia curva di raggio ridotto (50 metri) la cui prima con andamento completo di semicirconferenza e la seconda di un quarto di cerchio”. In pratica un tracciato a forma di S in modo da “prendere larga” la svolta. Ma attenzione: “I raggi utilizzati per lo sviluppo del tracciato – scrivono i progettisti nella relazione – non consentono l’adozione di luci maggiori di quelle standard per il sostegno dell’impalcato, da cui risulta necessario prevedere un ampliamento della piastra ferroviaria oppure travi di lunghezza pari a 25 metri”.

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Il percorso dei binari per la svolta in sponda destra

Uno scenario che però cozza con la promessa dell’assessore Campora: “Non ci saranno piloni nel Bisagno“. E così una delle ipotesi – definite “avveniristiche” – che gli ingegneri stanno studiando insieme al Comune è quella di una “piastra sospesa”, sostenuta da cavi d’acciaio anziché da piloni. Il modello portato ad esempio è quello del ponte Fleming a Molassana, in cui l’impalcato che attraversa il torrente è sorretto da cinque stralli agganciati a un’antenna. Questa soluzione aumenterebbe ulteriormente l’impatto estetico dell’opera, ma ridurrebbe quello idraulico (peraltro non ancora valutato, poiché gli studi preliminari si sono concentrati solo sull’alternativa in sponda sinistra). Qualcosa di simile andrebbe poi studiato anche per l’attraversamento del torrente a monte dello stadio.

ponte fleming molassana
Ponte Fleming a Molassana

Restano comunque aperte diverse incognite. Anzitutto quella dei costi che le varianti progettuali potrebbero comportare. Ma nello studio di fattibilità si esprimevano pure dubbi di natura tecnica sulla curva a S, poiché “imporrebbe velocità ridotte per uno sviluppo di circa 400 metri con conseguente livello di servizio inferiore all’alternativa posta sul lato opposto e, probabilmente, una usura accelerata dei binari interni alle curve”. Inoltre “il tracciato in destra idraulica presenta impatti con la viabilità e con i fabbricati esistenti in corrispondenza dell’area limitrofa allo stadio Marassi, in particolare con l’istituto Firpo-Buonarroti dove la sagoma della potenziale stazione dista solo 85 centimetri“. Anche questo capitolo sarà tutto da approfondire.

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Ipotesi di stazione Marassi in sponda destra

Intanto questa sera tornerà a riunirsi in assemblea pubblica presso la parrocchia di San Rocco di Molassana il comitato Opposizione Skymetro – Val Bisagno sostenibile, presente all’ultima commissione con un centinaio di persone, che si oppone alla realizzazione dell’opera e sostiene l’alternativa del tram per risolvere il problema del trasporto pubblico in vallata. La modifica del tracciato promessa da Campora non convince: “Il fatto che passi davanti ai palazzi dell’altra sponda non risolve il problema, lo sposta. E le nostre contrarietà sono ampie”. Tra le ragioni del “no” allo Skymetro, oltre al forte impatto e al timore di un aumento del degrado urbano causato dalla sopraelevata, c’è la lontananza delle stazioni delle zone più abitate che lo renderebbe poco appetibile e perciò inutile. Uno dei principali motivi di malcontento è la mancanza di un percorso di partecipazione prima di avviare la progettazione e ottenere i finanziamenti.

Skymetro, ecco le immagini del progetto

Chi sta provando a organizzarsi è anche il Comitato Sì Skymetro che conta circa 3mila aderenti su Facebook. “Siamo favorevoli all’opera – spiega Claudio Rossi, uno dei portavoce – perché collega su sede propria e senza interferenze col traffico veicolare in 15 minuti l’estrema periferia di Prato con Brignole e, senza rottura di carico, permette il collegamento con Principe, Dinegro e la Valpolcevera”. Allo stesso tempo dicono no al tram perché “costituirebbe un sistema ulteriore di trasporto con oneri aggiuntivi di strutture, macchinari e personale dedicato, quando si ha a disposizione il sistema della metropolitana già collaudato e funzionante” e perché “la bonifica dei sottoservizi, nel caso della Valbisagno, è estremamente più onerosa e ciò rende il sistema tramviario improponibile per tempi e costi di realizzazione”. Che è la stessa tesi della giunta Bucci.

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