Genova. La scorsa settimana un turista milanese desideroso di visitare Palazzo Reale, a causa della carenza di personale, ha trovato il museo chiuso al pubblico. La notizia è stata riportata dalla stampa locale. Sulla questione intervengono, oggi, i sindacati della funzione pubblica di Cgil e Usb per chiarire che i lavoratori non hanno colpe e che i problemi sono legati alla mancanza di personale.
“La Funzione Pubblica Cgil infatti ha ripetutamente denunciato negli anni, e ha anche proclamato lo stato di agitazione del personale, perché gli istituti del Ministero della Cultura in ambito genovese e non solo, riportano scoperture di organico superiori al 50% dovute ad almeno un decennio di blocco del turn over che i recenti concorsi non sono ancora riusciti a colmare. Le procedure di reclutamento avviate non riusciranno nemmeno a coprire i vuoti dovuti dai pensionamenti che si creeranno nel prossimo anno”, si legge nella nota della Cgil.
“A ciò si aggiunga che molti vincitori di concorso rinunciano al posto a causa soprattutto dei salari bassi, fenomeno, questo, comune a tutto il comparto dei Ministeri e più volte da noi evidenziato. In particolare a Palazzo Reale di Genova, che accorpa le due sedi della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola e dello stesso Palazzo Reale, su un organico previsto di 85 unità di assistenti alla fruizione e alla vigilanza, ne sono in servizio solo 44, di cui 26 a Palazzo Spinola e soli 18 a Palazzo Reale. Questi 18 lavoratori, senza distinzione, non costituiscono mero “personale di portineria”, ma sono lavoratori qualificati che svolgono non solo l’accoglienza e vigilanza per l’ingresso e le sale del Museo, ma altresì servizio essenziale di accoglienza per l’utenza degli altri uffici del Ministero della Cultura che hanno sede presso il Palazzo e non hanno mai smesso di fare il possibile per garantire la continuità del servizio e le condizioni di sicurezza ineludibili, per i lavoratori stessi, per il Museo e per i suoi visitatori”, prosegue.
“Con questi numeri, l’assenza per malattia di un solo lavoratore può ben determinare l’assenza delle condizioni minime di sicurezza per l’apertura al pubblico. Oltre alla carenza di organico rileviamo che, negli anni, la dirigenza ha adottato scelte organizzative discutibili, a causa delle quali, in passato, già era stato necessario dichiarare lo stato di agitazione. L’assunzione di misure organizzative unilaterali ha altresì determinato una serie di richieste di trasferimento verso uffici professionalmente più gratificanti. Spiace, certo, che il visitatore non abbia potuto visitare il museo; spiace sicuramente se non sia stato trattato con la dovuta cortesia; ma spiace anche constatare che la drammatica situazione in cui versano gli istituti della cultura non venga raccontata a fruitori e utenti. Ci auguriamo che la disavventura del turista possa essere l’occasione per accendere i riflettori sulle condizioni di lavoro, sulle carenze di organico e di investimenti nel patrimonio culturale che questa organizzazione sindacale evidenzia da tempo”, conclude la Funzione Pubblica Cgil Genova.
Usb si rivolge invece ad Alessandra Guerrini, direttrice di Palazzo Reale, e alla dichiarazioni da lei rese al SecoloXIX. “Occorre evidenziare come le sue parole stridano di fronte alla realtà dei fatti. Riteniamo questo passaggio dovuto a tutti i lavoratori, nessuno escluso, che contribuiscono, con spirito di sacrificio ed abnegazione a garantire l’apertura del sito museale per l’intero arco dell’anno, nonostante i numeri parlino chiaro: la pianta organica prevista da decreto ministeriale per il solo museo di Palazzo Reale prevederebbe la presenza in servizio di almeno 43 unità di vigilanza per consentirne una fruizione adeguata: attualmente risultano solo 19 unità in servizio, comprendenti dipendenti in situazione di fragilità, con un’età media alta, che usufruiscono legittimamente dei diritti previsti dalla legge per far fronte a difficili situazioni personali, costretti a contingentare ferie e riposi settimanali in ragione delle esigenze di servizio”.
“Meno della metà delle unità previste in servizio significa che il museo potrebbe aprire per non più di 3 giorni settimanali. L’orario di apertura ampliato, così come impostato dalla dirigenza, non tiene conto di tale proporzione. Ad una atavica carenza di personale, determinata da scelte politiche assunzionali scellerate e del tutto insufficienti per far fronte ai continui pensionamenti, solo parzialmente colmata di recente da una esigua immissione di personale e in attesa che si metta mano rapidamente allo scorrimento della graduatoria concorsuale degli idonei, si aggiunga che gli Assistenti alla Fruizione e alla Vigilanza svolgono quotidianamente compiti di tutela del patrimonio, funzione istituzionale che non può prescindere da numeri minimi di sicurezza del personale di vigilanza presente”.
“Questo è il motivo per il quale è necessario disporre la chiusura del sito in mancanza delle condizioni di sicurezza previste. Ci saremmo aspettati che il direttore partisse da queste considerazioni per arrivare a riconoscere i meriti dell’operato dei lavoratori e lo sforzo collettivo di un unico gruppo lavoro per tenere aperto un museo in condizioni di assoluta carenza di personale e dovendo fronteggiare la drammatica fase pandemica, tuttavia non siamo particolarmente stupiti dell’omissione considerato che, fin dal suo arrivo, il dirigente ha deciso di impostare un’organizzazione del lavoro la cui applicazione si è tradotta nello smantellamento di una gestione di valorizzazione del personale provocandone il trasferimento, nonostante quest’ultimo avesse contribuito attivamente alla creazione dell’eccellenza dell’Istituto autonomo di Palazzo Reale. In questo quadro disarmante risulta inoltre inspiegabile l’affermazione da parte del dirigente tesa a distinguere tra il personale del museo e quello della portineria, quando in realtà tutto il personale di vigilanza svolge le stesse mansioni con professionalità ed è parte dell’organico ministeriale”.
“Considerato quanto premesso e al di là dell’episodio oggetto della contestazione, intendiamo dare sostegno ai lavoratori di Palazzo Reale e Palazzo Spinola in quanto garantiscono un servizio importante e continuativo alla cittadinanza, precisando loro al contempo che non li lasceremo soli a fungere da capro espiatorio, persuasi che la dirigenza si debba assumere tutte le responsabilità del caso, a partire dalla necessità di far luce su una catena della comunicazione evidentemente deficitaria che troppo spesso lascia i lavoratori a contatto col pubblico a dover fronteggiare situazioni di difficoltà che possono esasperare gli animi”, conclude l’Usb.