Genova. Sbarca in Parlamento il caso del centro nascite alternativo dell’ospedale San Martino di Genova, sollevato la settimana scorsa dal consigliere Ferruccio Sansa con un post su Facebook che ne denunciava la dismissione, anche se il policlinico poche ore dopo ha precisato che il reparto non è chiuso e che in futuro sarà dedicato alla patologia ostetrica.
“L’attività del centro nascite alternativo dell’Ospedale San Martino di Genova, di fatto abbandonata dopo la pandemia, va assolutamente tutelata: non è accettabile disperdere il prezioso patrimonio di umanità, professionalità e di esperienze maturate in questa struttura nata per favorire una maggiore umanizzazione del parto e garantire una reale centralità della donna e della coppia durante tutta la degenza”. È quanto chiede Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, in una interrogazione al ministro della Salute Orazio Schillaci.
Zanella spiega che “la direzione sanitaria del San Martino, nei giorni scorsi ha reso nota l’intenzione di realizzare, al posto del centro nascita alternativo, il progetto Ostetricia: ritorno al futuro che vedrà la luce nel corso del 2023 e che dovrebbe mantenere la finalità di ridurre la medicalizzazione dell’evento nascita. Intanto l’attività specifica del centro è stata sospesa durante la pandemia da Covid e le stanze, utilizzate come sale parto per tutte le partorienti Covid negative, oggi sono in buona parte abbandonate, con tutto quello che ciò significa in termini di dispersione del patrimonio umano e professionale e della preziosa esperienza maturata”.
La capogruppo di Avs ricorda infine che “la struttura venne inaugurata nel 2000 ed ha rappresentato in questi anni un’eccellenza e un vero e proprio fiore all’occhiello della sanità non solo della Liguria, ma del nostro Paese. Il centro, infatti, è nato dalla necessità di provare a cambiare qualcosa nell’ottica di un maggior rispetto della naturalità del parto e di privilegiare la continuità delle cure in un ambiente diverso da quello ospedaliero e più simile possibile a quello familiare, evitando di medicalizzare un evento a forte valenza psico-emotiva, per rafforzare nelle donne la consapevolezza che il parto sia un passaggio naturale, per dare continuità alle cure successive all’evento nascita, e garantire la totale centralità della donna e della coppia durante tutta la degenza”, ha concluso.