Emergenza

Medici di base, in Liguria 68 zone sono scoperte. Gratarola: “Chiederemo deroghe per assumerli”

Pd e M5s: "Puntare sugli specializzandi per garantire i Lea". L'assessore alla Sanità: "Allo studio anche coperture a scavalco"

MEDICO RICETTA DOTTORE

Genova. In Liguria 68 zone presentano ancora carenza di medici di medicina generale, contro le 165 che risultavano all’inizio dell’anno scorso. Sono i dati forniti in consiglio regionale dall’assessore alla Sanità Angelo Gratarola, rispondendo alle interrogazioni presentate dai consiglieri Roberto Centi (Lista Sansa) ed Enrico Ioculano (Pd).

Quella dei medici di famiglia è ormai un’emergenza in diverse aree della regione, soprattutto nell’entroterra, ma Genova non fa eccezione: il quartiere Ca’ Nuova sulle alture di Pra’ e San Quirico in Valpolcevera sono tuttora scoperti. Come ricordato dai consiglieri regionali, soltanto nel 2021 nell’Asl 3 genovese sono cessati dal servizio 33 medici di base (su un totale di 501) e 3 pediatri di libera scelta, con diverse famiglie rimaste senza medico di medicina generale.

Durante l’emergenza Covid il servizio è stato garantito grazie a un sistema di deroghe: turni straordinari, gettoni per medici in servizio in altri reparti, orario pieno (38 ore) e assegnazione di doppio incarico convenzionale per i medici frequentati il corso di specializzazione. Al momento solo le prime due soluzioni vengono effettivamente attuate.

Gratarola ha annunciato che nel colloquio avuto con il ministro della Sanità Schillaci, durante una sua visita a Sanremo, è stato chiesto di provare a togliere il tetto al reclutamento di personale che, terminata l’emergenza Covid- 19, la Regione non può più superare. Nel frattempo Gratarola ha annunciato che cercherà coperture a scavalco per garantire anche ad aree che possono apparire scoperte il servizio di un medico che opera in una zona vicina. Stessa cosa per la continuità assistenziale, che è il prolungamento della medicina di base durante i giorni festivi. “Forse cambierà qualcosa con le case di comunità ma non vedo grandi alternative”, ha concluso l’assessore.

“In un momento in cui la carenza di personale sanitario si è ulteriormente aggravata, gli specializzandi sono una risorsa indispensabile – commenta il consigliere Ioculano -. Grazie a queste deroghe in questi anni di emergenza gli ospedali sono riusciti a garantire i livelli essenziali di assistenza, quelli che oggi invece, se il governo non interviene riattivando le deroghe, non potranno essere offerti e a rimetterci saranno i cittadini che avranno sempre più difficoltà ad accedere alle cure, con ripercussioni sulla loro salute. Bisogna che al più presto la Regione si rivolga, insieme alle altre, al Governo, colpevole di non essere ancora intervenuto, per chiedere il ripristino tutte le deroghe e permettere anche ai medici che frequentano il corso di medicina generale di poter tornare ad affiancare il personale sanitario dell’emergenza territoriale in affanno”.

“Oltre ai numeri preoccupanti forniti – commenta Centi – ciò che preoccupa, anche l’assessore, è il ruolo dei medici di medicina generale nelle nuove Case di Comunità. Se oggi i cosiddetti ‘medici di famiglia’ sono un riferimento, soprattutto per la popolazione anziana, e fungono da elemento di capillare vicinanza globale alle famiglie e di raccordo tra il territorio e gli ospedali, nelle nuove Case di Comunità si rischia di perdere tutto questo patrimonio. Come confermato anche dall’assessore Gratarola, infatti, il rischio per i cittadini è di non avere più un medico di riferimento ma di trovare un medico di turno nella Casa di Comunità di riferimento. Esiste uno strumento che si chiama piano sociosanitario che dovrebbe servire per prendere atto di tutti i problemi e per porvi rimedio con delle soluzioni globali. Oggi di quel piano non sappiamo ancora nulla come consiglieri regionali e continuiamo ad affrontare i temi sanitari in modo segmentato senza mai confrontarci con una visione complessiva che possa anche risolvere l’annoso problema degli squilibri delle prestazioni e della qualità dei servizi tra le diverse Asl”.

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