Neuroscienze

L’Università di Genova lancia il progetto Mnesys per creare un “gemello digitale” del cervello

Lo studio è in fase embrionale ma si propone di avere sofisticati strumenti di simulazione per capire le malattie e affrontare meglio la parte terapeutica

Genova. È un salto nel futuro quello fatto da Università di Genova con il progetto Mnesys che porterà a mettere le basi per la creazione di un “gemello digitale” del cervello. Una piattaforma resa possibile dal dialogo tra tecnologia e scienza che aiuterà nella comprensione delle funzioni del sistema nervoso, sia in condizioni sia fisiologiche che patologiche, e che permetterà di sviluppare progetti di medicina di precisione.

È questa, in breve, la mission di Mnesys, il progetto di Neuroscienze e Neurofarmacologia concepito e coordinato dall’Università di Genova, capofila di 25 tra università, istituti di ricerca privati, IRCSS e imprese, che rientra tra quelli finanziati da Pnrr con un budget di circa 115 milioni di euro, per una durata di 3 anni.

“Il progetto si pone l’obiettivo di sviluppare nuovi approcci per le neuroscienze sperimentali e cliniche – ha spiegato Antonio Uccelli, Direttore scientifico del Policlinico San Martino e direttore scientifico del progetto – in una prospettiva di medicina di precisione, personalizzata e predittiva con un impatto trasformativo sulla cura delle patologie del sistema nervoso e del comportamento. Nei prossimi tre anni oltre ai 25 partner del consorzio, ci sarà la possibilità, tramite bandi a cascata, di coinvolgere altri soggetti per supportare ulteriormente le attività scientifiche e tecnologiche previste”.

“Un progetto che parte da due elementi fondanti ben precisi. “Una è la tecnologia hardware – spiega – spiega Sergio Martinoia ordinario di Bioingegneria dell’Università di Genova e coordinatore del Comitato scientifico – mettendo a punto una sensoristica in grado di studiare il funzionamento del cervello, sia in condizioni fisiologiche che patologiche, e l’altra è quella computazionale che grazie all potenza dei calcolatori di nuova generazione permetterà all’intelligenza artificiale di fare analisi sofisticate per arrivare in futuro al digital brain twin, un gemello digitale del cervello, che permetterà di avere sofisticati strumenti di simulazione per capire le malattie e affrontare meglio la parte terapeutica”.

Per adesso, ovviamente, è difficile pensare ai tempi, questi tre anni di progetto serviranno infatti per porre le basi dell’attività ma per arrivare a un modello digitale, fisico e biologico integrato del cervello serviranno comunque parecchi anni.

“Genova è sempre stata una città che ha avuto grandi scuole per le neuroscienze – sottolinea Angelo Gratarola, assessore regionale alla Sanità – nei prossimi decenni vedremo sempre di più la medicina predittiva, una sartorializzazione delle cure, per le quali serve una capacità computazionali molto forte. Il progetto bandiera degli Erzelli va proprio in questo direzione e avrà questo tipo di approccio nuovi alla medicina”.

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