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La Tosca di Livermore torna al Teatro Carlo Felice nell’allestimento nato proprio a Genova

Il capolavoro pucciniano sarà in scena dal 24 febbraio al 5 marzo con un cast di qualità

tosca

Genova. Di sicuro è una delle opere di Puccini più rappresentate al mondo e un titolo che evoca arie celebri anche a chi non mastica pane e musica quotidianamente. Recondita armonia, Vissi d’arte, E lucevan le stelle sono tre pietre miliari delle romanze.

Tosca è il prossimo titolo della stagione d’opera del Teatro Carlo Felice, in scena dal 24 febbraio al 5 marzo e sarà con la regia di Davide Livermore nell’allestimento del Carlo Felice stesso che era stato proposto ormai più di dieci anni fa.

Pier Giorgio Morandi, considerato uno dei più grandi direttori d’opera attivi in questo momento, sarà sul podio: “Quest’opera − dice − rappresenta un’evoluzione del compositore. Qui l’orchestra non ha solo funzioni di accompagnamento, ma di sostegno ai cantanti e ha un ruolo descrittivo con mille colori, drammatici, romantici, dolci, lugubri. È un acquerello in musica. Le sue arie fanno parte delle pagine più sublimi della storia della lirica. Sono fortunato ad avere cantanti di alto livello artistico”.

Il cast è di ottimo livello con l’ormai veterana del ruolo Maria José Siri nei panni di Tosca (Monica Zanettin il 25 febbraio e il 4 marzo), Riccardo Massi in quelli di Cavaradossi (Sergio Escobar al debutto del ruolo il 25/2 e il 4/3),  Amartuvshin Enkhbat in quelli di Scarpia (Stefano Meo 25/2 e 4/3), Dongho Kim è Angelotti, il savonese Matteo Peirone è il sagrestano, Spoletta sarà interpretato da Manuel Pierattelli, Sciarrone da Claudio Ottino e un carceriere da Franco Rios Castro e Roberto Conti (25, 4).

“Sono felice che Tosca torni a Genova dove è nata nel 2009 − afferma Livermore − è il primo spettacolo dove sono riuscito a realizzare i miei ideali di messa in scena. Da Paul Curran ho imparato l’importanza dell’attorialità, da Luca Ronconi che il minimo elemento di scenotecnica non ha mai funzione decorativa”. Per questo la scenografia è un triangolo torto su pendenze diverse per evocare rapporti tra i tre protagonisti, ma anche girevole per mostrarlo in prospettiva. “I video sono reali ma riflettono le emozioni dei personaggi − aggiunge Livermore – a Milano l’avevo portata più tecnologica, ma i principi sono gli stessi di Genova. La musica di Puccini è molto cinematografica, che fa sentire i dettagli dell’azione, persino la chiave che gira nella toppa. Certe opere sono vincolanti, non possono essere pensate fuori dal luogo e dall’azione dell’epoca e Tosca è una di quelle”.

In particolare Livermore si sofferma sul finale: “Tosca non si getta da Castel Sant’Angelo, ma resta lì, pietrificata, non ne prende coscienza finché non vede il suo corpo a terra”.

“Si tratta di una Tosca tradizionale − conferma il tenore Massi − ma per certi aspetti fornisce livelli di lettura diversi. Il piano inclinato rappresenta una sorta di divisione tra bene e male e l’oppressione del potere. Dà una sensazione di instabilità. È molto d’effetto”.

Nelle prossime stagioni, conferma il direttore artistico del Carlo Felice Pierangelo Conte, possibili nuovi titoli pucciniani: Madama Butterfly e Boheme.

 

La tragica vicenda della cantante Floria Tosca si svolge a Roma e si intreccia in un clima teso legato agli avvenimenti rivoluzionari in Francia e alla caduta della prima Repubblica Romana. La data è precisa: martedì 17 giugno 1800, qualche giorno dopo la battaglia di Marengo.
Angelotti console dell’ex Repubblica Romana è fuggito da Castel Sant’Angelo e si rifugia nella chiesa di Sant’Andrea della Valle, dove sua sorella la Marchesa Attavanti ha nascosto degli abiti femminili che gli permetteranno di passare inosservato. La donna è stata ritratta senza saperlo dal pittore Marcio Cavaradossi. Questi si accorge di Angelotti che conosce da tempo il quale gli rivela la propria situazione. Improvvisamente vengono interrotti dall’arrivo di Tosca, che, riconoscendo nel dipinto della Maddalena le fattezze della marchesa, fa una scenata di gelosia a Mario, che a fatica riesce a calmarla e congedarla. Angelotti esce dal suo nascondiglio e riprende il discorso con Mario che lo indirizza nella sua villa. Improvvisamente sopraggiunge Scarpia capo della polizia che sospetta fortemente di Mario. Per trovare Angelotti cerca di coinvolgere Tosca suscitando la sua morbosa gelosia. La donna credendo alle parole di Scarpia giura di trovarli. Scarpia la fa seguire. Mentre a Palazzo Farnese Scarpia sta cenando Spoletta, uno scagnozzo, gli conduce Mario che è stato arrestato. Questi si rifiuta di rivelare dov’è Angelotti e viene condotto in una stanza e torturato. Giunge Tosca che stremata dalle grida di Mario confessa il nascondiglio dell’evaso. Mario indignato che Tosca abbia parlato, cerca di scacciarla. Scarpia lo condanna a morte. Disperata Tosca vuole donarsi a Scarpia se egli acconsentirà di liberare Mario. Scarpia convoca Spoletta e con un cenno di intesa fa credere a Tosca che la fucilazione sarà simulata e i fucili caricati a salve. Mentre sta scrivendo il salvacondotto che li porterà fuori dallo Stato Pontificio, Tosca aggredisce Scarpia e lo pugnala.
All’alba sui bastioni di Castel Sant’Angelo, Mario è pronto a morire. Scrive un’ultima lettera d’amore a Tosca che nel frattempo arriva e spiega di aver ucciso Scarpia. Lo informa della fucilazione simulata e scherzando gli raccomanda di fingere bene la morte. Ma Mario viene fucilato per davvero e Tosca inseguita dai poliziotti, che hanno scoperto la morte di Scarpia,si getta dagli spalti del castello.

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