Recensione

I Mille del Ponte racconta “il ponte che c’è” tra teatro canzone ed epos ingegneristico

Al Teatro Modena la nuova versione dello spettacolo dedicato alla ricostruzione del viadotto sul Polcevera

Generico febbraio 2023

Genova. Lo spettacolo “I Mille del Ponte”, scritto da Massimiliano Lussana da un’idea di Pietrangelo Buttafuoco, con la regia di Alessio Pizzech, in scena fino a questa sera al Teatro Modena di Genova Sampierdarena, ha un “peccato originale”. E’ uno spettacolo che, semplicemente, non esisterebbe se il 14 agosto 2018 il Ponte Morandi non fosse crollato provocando la morte di 43 persone.

Quindi se non a tutti, almeno a molti, tra gli spettatori, risulta davvero difficile lasciarsi ammaliare dall’epos della ricostruzione, o travolgere dalle tarantelle e canzonette che accompagnano a tratti il racconto. Nei giorni scorsi, alla nostra redazione, è arrivata una lettera di indignazione firmata da Giovanna Donato, ex moglie di Andrea Cerulli, una delle vittime del crollo del Ponte Morandi che ha giudicato “di cattivo gusto e offensivo” lo spettacolo che con toni trionfalistici racconta la ricostruzione del viadotto sul Polcevera.

“I Mille del Ponte” però non è, e non prova a essere, uno spettacolo sulla tragedia del Ponte Morandi. E’ appunto, uno spettacolo che parla degli uomini e le donne – architetti, operai, manovali, saldatori, ingegneri, notai, certificatori, giornalisti, amministratori – che hanno contribuito a far succedere una cosa straordinaria nel nostro Paese: la costruzione di un’infrastruttura “nei modi e nei tempi giusti”, per citare le parole del sindaco-commissario Marco Bucci.

E’ forse, lo spettacolo, trova la sua ragione di esistere proprio nel meccanismo che, a livello di scrittura, risulta forse più forzato: il parallelismo tra il ponte che c’è, il Ponte San Giorgio, e quello che non c’è nonostante decenni di promesse, il ponte sullo Stretto di Messina. In un viaggio che ricalca quello degli “altri” Mille, i Garibaldini, da Genova alla Sicilia, grazie all’istrione Mario Incudine, siciliano appunto, ottimo interprete e performer insieme ai musicisti Pino Ricosta, Manfredi Tumminello e Antonio Vasta.

“I Mille del Ponte”, la cui nuova versione è stata finanziata da Fincantieri (quasi un product placement i caschetti con logo in testa ai personaggi in scena), nasce come recital sulla base dell’omonimo libro fotografico realizzato dal giornalista “ormai” genovese Massimiliano Lussana. Lo spettacolo prende la forma del teatro-canzone, facendo (ri)scoprire brani stupendi come “Notti di Genova” di Cristiano De André ma anche accompagnando le fasi della ricostruzione citando i Trilli, la Dance o la musica napoletana.

La componente sonora intercala e smorza quella della narrazione epica, quasi neo-futurista, (ingegneristica, tecnica, legalistica) dei passaggi che hanno portato al San Giorgio. Dagli audio che rievocano Renzo Piano ai nomi e cognomi dei notai che hanno reso possibili i risarcimenti agli sfollati, dai 1000 lavoratori (che in realtà con l’indotto sono quasi 4000) che, nonostante allerte meteo e pandemie, hanno messo insieme l’infrastruttura più high tech del Paese, il rischio celebrazione è dietro l’angolo ma forse è anche un qualcosa di dovuto a quei protagonisti.

E se celebrazione deve essere, quella che più tocca il cuore del pubblico genovese, passa per i volti e le storie di chi si è sporcato davvero le mani, il saldatore bergamasco che tagliava lastre di acciaio a 40 metri d’altezza, il padre e il figlio insieme nello stesso cantiere, i tanti immigrati impiegati nelle dite in subappalto, i responsabili della sicurezza, per concludere con il ritratto straziante di Paolino Micai, video operatore che, chissà, forse proprio riprendendo le fasi della costruzione si è contagiato quando il Covid era più pericoloso, restandone ucciso.

Per lui e per tutti gli altri, ma anche per attori e musicisti in scena, lunghi applausi del pubblico alla fine dello spettacolo.

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