La replica

Gli artisti di strada genovesi contro le modifiche al regolamento: “Siamo artisti, non criminali”

"Ci sentiamo discriminati, e ci sentiamo profondamente offesi dal trattamento che ci è stato riservato"

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Genova. “La mozione del Municipio I Centro Est per limitare drasticamente l’attività degli artisti di strada è diventata ufficiale. Le proposte, se dovessero essere condivise dal Comune, metterebbero il punto finale alla spontaneità dell’arte di strada a Genova, costringendoci ad una burocratizzazione soffocante. Saremo ostacolati su tanti fronti”.

Così inizia il commento pubblicato in queste ore sui social da parte del coordinamento degli Artisti di Strada genovesi, che ieri hanno partecipato alla seduta del consiglio del Municipio I dove è stata votata la proposta di mozione per chiedere al Comune di Genova una modifica al regolamento cittadino sull’arte di strada.

“Avremo a che fare con piattaforme digitali che hanno creato diversi problemi alle comunità di artisti di altre città, tra bugs e cattiva gestione delle stesse – si legge nel comunicato – Forse con sistemi di prenotazioni che non riescono a prevedere un’infinità di fattori che possono rendere impossibili le nostre esibizioni. Divieto di andare liberamente lì dove ha senso esibirsi. Ci saranno posti stabiliti? Quanti? Quali? Chissà se alcune zone diventeranno inaccessibili. Ci sarebbero anche pesanti limiti per i musicisti che usano l’amplificazione. Probabilmente alcuni se ne andranno in altre città che valorizzano veramente l’arte, non solo di parola. Altri non verranno più. E li capiamo. Chi vorrebbe venire in una città di divieti potendo andare altrove?”.

Il passaggio votato ieri in municipio, però, non ferma i buskers genovesi: “La nostra comunità resiste. L’arte di strada esiste da tantissimi anni a Genova, prima che nel 2017 iniziassero le proposte mirate a penalizzarci. Perché siamo stati presi di mira? Perché siamo stati considerati un problema di ordine pubblico? Rispondete voi stessi a queste domande. Siamo artisti, non criminali. Ci sentiamo discriminati, e ci sentiamo profondamente offesi dal trattamento che ci è stato riservato”.

“Ora, ci tocca aspettare per capire quali saranno le intenzioni di Tursi. Assecondare queste penalizzazioni, o avere il buon senso di mettere fine a queste spiacevoli situazioni? Noi rimaniamo in stato di allerta, e se il momento dovesse arrivare, siamo disposti a lottare con tutte le nostre forze (e per tutto il tempo che sarà necessario) per il nostro diritto di esprimerci liberamente nella nostra città”.

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