L'intervista

Droghe, la direttrice del SerD genovese: “Tra i giovanissimi è allarme policonsumo”

Ad accrescere disagio e dipendenze non solo la pandemia: “Ma il fenomeno non va generalizzato”

farmaci, medicine, pastiglie

Genova. Cocaina, crack, mdma ma anche droghe sintetiche talmente nuove da non essere ancora inserite nei tabellari degli stupefacenti spesso mescolate ad ansiolitici o altri psicofarmaci. I recenti casi di cronaca genovese fanno pensare a giovani e giovanissimi sempre più dipendenti dalle dalle droghe, ma è davvero così?

“Si tratta di un fenomeno che non va certo generalizzato – chiarisce subito Ina Hinnenthal, direttrice del SerD Asl3 di Genova – perché non possiamo certo dire che i giovani oggi sono più fragili o dipendenti da sostanze perché tanti ragazzi invece come vediamo anche negli interventi di prevenzione che facciamo nelle scuole, sono attenti, preparati, studiano e lavorano in un mondo che pur è diventato certamente più complesso e con meno certezze”.

Detto questo, “gli accessi ai servizi per le dipendenze sono in aumento perché c’è una fetta di giovani e giovanissimi che vive un disagio crescente dovuto a molteplici fattori che sfocia in diverse forme di dipendenze, non solo le droghe ma anche quella tecnologica per esempio o il gioco d’azzardo”. Un disagio che la pandemia ha sicuramente accentuato ma che è precedente “e che deriva da una combinazione di fattori che a volte addirittura cominciano con la fase di allattamento, che possono aver a che fare col ‘eccessiva mobilità soprattutto per quanto riguarda i migranti, con l’assenza di riferimenti famigliari o figure compensative o con gli stili di consumo come la dipendenza dalla tecnologia e dai social”.

Per quanto riguarda le droghe, i giovani sembrano orientati soprattutto sul cosiddetto “policonsumo”, vale a dire utilizzano le sostanze per una sorta di “spirito d’avventura” per “vedere l’effetto che fanno le diverse sostanze messe insieme o provate un giorno una e quella dopo un’altra. Si tratta di sostanze in parte conosciamo e in parte non conosciamo o magari che vengono assunte insieme a sostanze legali, come psicofarmaci o farmaci contenenti principi attivi come la ketamina che assunti senza controllo, soprattutto in un cervello in crescita possono avere effetti non prevedibili e molto pericolosi”.

Circa le dipendenze da droghe tradizionali “cresce il consumo di cannabis, cocaina e soprattutto crack, che ha un afflusso molto più veloce sul cervello e in parte è tornata anche l’eroina – spiega Hiddenthal – ma i giovani non si iniettano quasi mai nulla in vena perché hanno imparato che è rischioso e prediligono altri tipi di consumo”.

E l’alcol? “L’alcol è un capitolo a sé perché è una dipendenza che spesso negli adulti può essere anche molto forte pur consentendo alle persone di svolgere una vita normale. Per i giovanissimi invece si tratta soprattutto del cosiddetto ‘binge drinking’ vale a dire il consumo smodato di alcol magari occasionale ma che fa provocare un incremento degli accessi nei pronto soccorso” ricorda il direttore del SerD anche perché “soprattutto le ragazzine, che sono più piccole di peso corporeo rispetto ai maschi vogliono bere come loro”.

L’accesso ai servizi del SerD più che per consapevolezza arriva a causa si un “imprevisto”: “un controllo di polizia, un arresto per furto e da l comincia il percorso difficile che è quello della motivazione che è la conquista a cui cerchiamo di far giungere questi ragazzi”.

L’appello della direttrice del SerD ai ragazzi e alle loro famiglie è quello “rivolgersi ai servizi perché le strutture ci sono e anche i progetti”. Tra questi l’ultimo attivato in ordine di tempo che sta uscendo dalla fa di sperimentazione per diventare strutturale si chiama Il Timone ed è una comunità residenziale terapeutica per minori con dipendenze, un progetto che vede insieme Asl3 e Ceis con la supervisione di Alisa.

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