Genova. L’onda lunga della crisi mondiale legata alla guerra in Ucraina e alla relativa penuria del gas russo arriva anche a Genova, con un uno degli impianti industriali più significativi del suo territorio provinciale che spegne i motori a gas per accendere quelli a gasolio.
Parliamo della raffineria Iplom di Busalla, che lo scorso mese ha depositato la richiesta al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per un “aggiornamento AIA per modifica non sostanziale” dell’impianto, chiedendo la possibilità di utilizzare il gasolio autoprodotto dallo stesso impianto per far funzionare il maxi generatore che alimenta tutto il complesso.
“Attualmente la turbina della centrale di cogenerazione è alimentata a gas metano ed è autorizzata in AIA per tale combustibile, ma è già predisposta anche per l’alimentazione con combustibili liquidi – si legge nella relazione tecnica allegata alla richiesta – Tale sezione sarà attivata attraverso il collegamento a serbatoi di servizio di stoccaggio gasolio desolforato ad oggi esistenti, senza ulteriori modifiche impiantistiche”.
Come riportato nella relazione, l’esigenza di operare questo cambio arriva dalla crisi energetica internazionale. Lo scorso 6 settembre il MiTe ha varato il Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale che prevede tutta una serie di deroghe e alternative per ovviare al consumo di questo combustibile sempre più caro e raro. “In attuazione del suddetto Piano, IPLOM ha provveduto ad ottimizzare l’alimentazione degli impianti di raffineria mediante l’utilizzo di un mix di combustibili che massimizza l’impiego dell’olio combustibile a basso tenore di zolfo autoprodotto, nel rispetto dei limiti autorizzati dall’AIA”.
Ma tutto ciò non è bastato: sempre a settembre Iplom è stata avvertita dall’impresa fornitrice di gas della possibile richiesta di riduzione o di interruzione della fornitura di gas in base alle misure di contenimento della domanda previste dal Piano di Emergenza del sistema italiano gas naturale. Per questo motivo, quindi, Iplom si è mossa per trovare un’alternativa per garantire la continuità operativa dell’impianto e la sua gestione in sicurezza.
L’alternativa è stato quindi trovata ‘in casa’: “Il combustibile che si intende utilizzare è gasolio da autotrazione a basso tenore di zolfo interamente autoprodotto in Raffineria – si legge nella documentazione – L’alimentazione a gasolio è prevista per periodi anche non continuativi, complessivamente non superiori a 6 mesi all’anno, mentre nei restanti periodi verrà mantenuta l’attuale alimentazione a metano”.
I consumi di combustibile previsti nel nuovo assetto sono stimabili in circa 3.200 kg/h di gasolio, a fronte degli attuali consumi di circa 3.800 smc/h di gas naturale. “La modifica proposta non richiede ulteriori adeguamenti impiantistici, in quanto la turbina risulta già predisposta per essere alimentata con combustibili liquidi – si legge ancora nel docimento – Inoltre, non si prevede l’installazione di nuovi serbatoi di servizio per il gasolio, in quanto sarà utilizzato un serbatoio esistente collegato alla unità U3000 tramite un sistema di piping sotto controllo fiscale”.
La richiesta, depositata a gennaio, dovrebbe passare in approvazione in questi giorni: secondo i modelli presentati dalla stessa Iplom in allegato alla richiesta, la variazione di combustibile non dovrebbe portare ad uno sforamento dei limiti emissivi previsti dalla legge: “La modellazione effettuata in relazione alle ricadute delle emissioni derivanti dall’impianto nel nuovo assetto fornisce evidenzia che il contributo emissivo della Raffineria determina ricadute inferiori alle concentrazioni limite definite dal D. Lgs. 155/2010 come standard di qualità dell’aria”, si legge nel documento.