Genova. A distanza di tre mesi dall’inchiesta aperta dalla procura di Genova per falso e abuso d’ufficio, contro ignoti, per le consulenze del premio Paganini le polemiche tornano a risuonare tra gli spazi del teatro Carlo Felice e i corridoi di palazzo Tursi. Questa volta a fare tremare i muri è una comunicazione inviata dal ministero della Cultura al consiglio d’indirizzo della fondazione del teatro.
Nella comunicazione si fa riferimento a criteri di valutazione poco oggettivi e modalità di selezione poco trasparenti nella scelta di quattro figure e si chiedono, in tal senso, azioni correttive. La conseguenza di un mancato cambio di marcia potrebbe essere lo scioglimento d’autorità dello stesso consiglio d’indirizzo e quindi di un sostanziale commissariamento.
La comunicazione del ministero, va detto, è contemplata dalla normativa sulla fondazioni e non è la prima volta che al Carlo Felice arrivano lettere di questo genere (era successo in occasione di alcuni ritardi nei pagamenti del personale). In passato, comunque, non si sono mai verificate le conseguenze prospettate nonostante i provvedimenti richiesti non fossero arrivati. Ma se per qualcuno la comunicazione ministeriale – che ha in copia conoscenza anche la Corte dei Conti – è poco più che una prassi, una tutela dello stesso ministero, c’è chi invece intravvede un clima di scontro anche politico.
Le persone incaricate delle consulenze, chiamate a rendere “più internazionale” la nuova edizione del Premio sono o sono state, a vario titolo, legate al Movimento 5 Stelle. Si tratta di Marco Sanzari, Manuela Svampa e Matteo Ventricelli, tre ex collaboratori della ex ministro pentastellata Fabiana Dadone. A loro era stato dato un incarico di consulenza nell’organizzazione del premio Paganini 2023. Il sovrintendente del Carlo Felice Claudio Orazi aveva spiegato che la scelta era ricaduta su queste persone soprattutto per la loro rete di rapporti in ambito romano oltre che per le abilità in ambito comunicativo.
La quarta consulenza è quella affidata a Pierluigi Dilengite, baritono ma anche consigliere dell’ex ministro, sempre grillino, Alberto Bonisoli. Se il compenso di Dilengite non è stato ancora versato (30mila euro all’anno) quello degli altri tre e in parte già finito nelle loro tasche. Si parla di 50mila euro all’anno per il biennio 2022-23.
Il consiglio di indirizzo della Fondazione che controlla il teatro è formato dal sindaco Marco Bucci, che lo presiede, dal senatore ed ex consigliere comunale M5s Luca Pirondini, che è anche maestro d’orchestra, poi da Mario Menini e da Enrico Reggio mentre il vicepresidente Roberto Pani si è dimesso diverso tempo fa, ufficialmente per motivi personali ma i contrasti con il sovrintendente sarebbero noti ai più.
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