Genova. Ti ô capisci o zeneise? Non sappiamo quanti si siano già divertiti a provarci, ma possiamo confermarlo: ChatGPT, il rivoluzionario software sviluppato da OpenAI e basato su modelli di intelligenza artificiale e machine learning, è in grado di capire anche il genovese. Anche se (almeno per ora) le risposte sono generate quasi sempre in italiano o comunque nella lingua iniziale della conversazione.
Un passo indietro: che cos’è esattamente ChatGPT? Tecnicamente è un “trasformatore pre-istruito generatore di programmi di dialogo”, in pratica un risponditore automatico con la tipica interfaccia di una chat, ma molto più avanzato dei software cui siamo abituati. Se lo chiedete a lui (o lei, naturalmente non ha un genere) vi dirà che è “un modello di lingua che è stato addestrato per generare risposte a domande scritte in lingua naturale. Può essere utilizzato per una vasta gamma di applicazioni, come la creazione di conversazioni artificiali, la risposta a domande su argomenti specifici e la generazione di testo”. Potete chiedergli ad esempio di scrivere da zero (ma anche di tradurre, o ancora di analizzare) un articolo, un riassunto, una ricerca su un determinato argomento. Insomma, una rivoluzione epocale.
Un aspetto decisamente curioso della chatbot sviluppata da OpenAI – un’organizzazione americana senza scopo di lucro che ha lo scopo di promuovere l’intelligenza artificiale – è che comprende anche molte lingue regionali o minoritarie. Come è possibile? Ovviamente glielo chiediamo: “Sono stato addestrato su un vasto corpus di testo, tra cui anche il genovese. Questo mi consente di comprendere e rispondere alla domande in questa lingua”.

Le risposte, come potete vedere dallo screenshot, lasciano ancora molto a desiderare. In ogni caso lo sbarco del genovese su uno strumento così innovativo rappresenta un fenomeno interessante anche in ottica di tutela e promozione del patrimonio linguistico locale. In questi anni allo studio delle principali company digitali ci sono anche sistemi di traduzione automatica da e verso le lingue minoritarie. Ed è proprio da questi dataset, molte volte resi pubblici, che altri gruppi di ricerca e aziende attingono.

A titolo di esempio, abbiamo provato a porre un paio di domande in tema culinario. La comprensione in questo caso è perfetta, mentre la seconda risposta lascerà interdetti molti “puristi” della cucina ligure, nonostante il pesto co-e noxe sia stato ormai sdoganato dagli esperti come variante storica accettabile.