Genova, Con 17 voti contrari il consiglio regionale boccia l’ordine del giorno presentato dal Partito Democratico, primo firmatario il capogruppo Luca Garibaldi, sull’indizione di un concorso per medici non obiettori, “per garantire un diritto delle donne e la piena applicazione della legge 194“.
Il documento avrebbe impegnato la giunta “a valutare la possibilità di procedere all’indizione di uno o più concorsi, nelle strutture
ove venga ritenuto più necessario, per l’assunzione di ginecologi non obiettori” e “che si provveda a una programmazione regionale degli ospedali in cui si effettuano interruzioni volontarie di gravidanza andando nella direzione di un riequilibrio del personale medico e infermieristico, anche attraverso la mobilità a cui si accenna all’articolo 9 della legge 194/78”.
Garibaldi, nelle premesse dell’ordine del giorno, ha ricordato che nel novembre 2015 il direttore dell’ospedale San Camillo di Roma indisse un concorso che aveva ad oggetto la copertura “a tempo indeterminato di un dirigente medico disciplina ostetricia e ginecologia da destinare al settore day hospital e day surgery per l’applicazione della legge 194, mentre nel giugno 2016 il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti emanò un decreto con cui autorizzò l’ospedale ad aumentare a due il numero di medici da assumere tramite quello stesso concorso.
“La legge non consente di individuare questo requisito come condizione per partecipare a un concorso pubblico perché sarebbe lesivo del diritto costituzionalmente garantito all’obiezione di coscienza – ha risposto l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola, esprimendo parere contrario al provvedimento -. Inoltre potrei partecipare dichiarando di non essere obiettore e diventare obiettore l’indomani mattina, perché le crisi di coscienza avvengono dalla notte al giorno. Non è consentito alle Regioni disciplinare la materia concorsuale con provvedimenti specifici”.
“Oggi in Liguria su 123 medici che operano nelle strutture preposte, solamente 59 sono medici non obiettori che effettuano interruzioni volontarie di gravidanza: meno del 50%. Di fronte a questi numeri l’esercizio del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza nei fatti non risulta libero e accessibile pienamente. Ma per la maggioranza in consiglio regionale il problema non sussiste – attacca il consigliere Garibaldi – anzi, si accampano scuse tecniche per nascondere quelle che sono mere scelte politiche”.
Secondo il capogruppo del Pd “non è giustificabile un no con la scusa che le Regioni non possono disciplinare la materia concorsuale con obiettivi specifici o che non è consentito indicare la condizione di medico non obiettore per la partecipazione a un concorso, perché lesivo di un diritto costituzionalmente garantito. Altre Regioni, come Lazio, Molise e Abruzzo lo hanno fatto, dimostrando che è possibile. Ma in Liguria la giunta non ha alcuna intenzione di mettere in campo iniziative per garantire quello che è un diritto delle donne che spesso invece, sono oggetto di un clima sempre più preoccupante di stigmatizzazione, che tende a colpevolizzarle e nei fatti rendere sempre più difficile il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza”.