Genova. “Come giustamente ha detto il segretario della Cgil, occorre agire sui numeri chiusi delle università e bisogna farlo in fretta. Quello che non dice il sindacato o lo dice con troppa timidezza è che bisogna agire anche sui contratti, sulla capacità di differenziare le professioni, di essere attrattivi e avere il coraggio di inserire impegno, merito all’interno degli strumenti di retribuzione di medici e infermieri”.
Così il presidente Giovanni Toti risponde all’allarme lanciato da Maurizio Calà, segretario uscente della Cgil regionale, che in apertura del congresso oggi a Genova ha citato uno studio nazionale secondo cui in Liguria entro il 2030 mancheranno 17mila lavoratori della sanità, contando le carenze attuali, i pensionamenti ma anche le nuove necessità legate alle opere finanziate dal Pnrr. Tra le proposte del sindacato l’abolizione del numero chiuso per i corsi di laurea in medicina e professioni sanitarie, ma anche un’azione per cercare le figure necessarie anche tra i migranti.
“È fuori di dubbio che la sanità vivrà ancora una mancanza di personale per un lungo periodo di tempo, se non saremo capaci di formarlo in tempi molto rapidi. Nonostante i concorsi, le assunzioni e tutte le misure prese, la sanità a livello nazionale, e la Liguria non fa eccezione, è sottodimensionata per i suoi bisogni e lo sarà ancora di più”, riconosce Toti. “Bisgna cambiare le professioni e i compiti delle professioni, in modo tale che molto spesso gli Oss possano fare quello che fa un infermiere e un infermiere medicalizzato qualcosa che oggi viene demandato solo al mondo medico”.
“Quella della sanità è mondo complesso e delicato, ma si può fare bene e meglio di quanto si è fatto nel recente passato in questo Paese, se tutti si sforzeranno per farlo. La diagnosi è facile, è la cura che è più difficile e necessità di responsabilità delle scelte”, conclude il governatore.