Mobilitazione

Sanità, la Cgil chiama tutti in piazza: “In Liguria mancano mille lavoratori, così il servizio non c’è”

L'appello del sindacato per una grande manifestazione che coinvolga tutta la cittadinanza: "Le graduatorie non basteranno, ora basta liste bloccate nelle università"

fp cgil

Genova. Una grande manifestazione di piazza in difesa della sanità pubblica, per chiedere più risorse e più assunzioni per garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini. È l’appello che arriva dal congresso della Fp Cgil Genova che si è tenuto oggi alla sala Cap. “Una chiamata alla mobilitazione del mondo della sanità che non include solo il personale che lavora nella sanità pubblica, privata e nel terzo settore. È un monito deciso verso la cittadinanza tutta che è fruitrice di un servizio che spesso non c’è”, spiega il segretario genovese Luca Infantino, secondo cui in Liguria manca circa “un migliaio di unità” di personale, considerando tutte le professionalità e al netto delle entrate previste dagli ultimi concorsi.

La dinamica è nota: il personale sanitario è carente non perché non si assume abbastanza, ma perché non si trova sul mercato. E anche perché nelle aziende pubbliche alcune professioni (soprattutto la medicina d’urgenza) non sono attrattive in termini di retribuzione.  “Non basteranno le graduatorie in essere per sanare le carenze di personale in questa regione – avverte Infantino -. Il tema è riaprire in modo serio la possibilità di intraprendere questo mestiere per chi lo vuole fare, in particolare per gli infermieri. Non possono più esserci liste bloccate in università, altrimenti non avremo le risorse che servono alla sanità pubblica”.

Non è dello stesso avviso Salvatore Giuffrida, direttore generale dell’ospedale San Martino che ha accettato il confronto col sindacato: “L’apertura delle scuole di specializzazione secondo me è un errore perché il numero di specializzandi deve essere in proporzione alla capacità di docenti di prepararli. Noi abbiamo specializzandi in grado di essere performanti proprio perché hanno ricevuto un livello di formazione adeguato. Aprire sarebbe un degrado del livello qualitativo della formazione”.

Cosa fare dunque? “Secondo me bisogna assolutamente agire sui contratti nazionali di lavoro. Il livello di stipendio nel pubblico impiego è basso e per alcuni di questi professionisti, come anestesisti e medici d’urgenza, che non hanno possibilità di svolgere libera professione, è assolutamente insufficiente rispetto a percorso formativo, rischi e alla mole di lavoro che devono assolvere”.

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Le criticità di organico riguardano anche il policlinico: “La velocità di uscita è di gran lunga superiore a quella degli ingressi. In questo momento – riferisce Giuffrida -. abbiamo preso 180 infermieri e se ne sono fermati una settantina. Dobbiamo ragionare sui saldi, non sulle entrate. Su alcune professionalità abbiamo una grave carenza a livello nazionale perché il mondo universitario non è in grado di mettere a disposizione il numero di professionisti necessario. Le graduatorie liguri in alcune realtà sono già esaurite. Siamo pronti a preparare altri concorsi sapendo che nella stessa situazione ci sono anche le regioni limitrofe. Tutti competiamo per le poche unità di personale che escono dall’università, un problema atavico che nasce dalla riforma del 1992″.

Un grido d’allarme, quello della Fp Cgil, che arriva a pochi giorni dalle polemiche sui pronto soccorso presi d’assalto. Un esempio su tutti, citato ancora da Infantino, è quello del Galliera: “All’interno di questi spazi possono essere insediate 47 barelle. Stiamo lavorando spesso con 57-58 barelle, cioè persone che vanno curate, attraverso 6 infermieri, 3-4 Oss e pochissimi medici. Questi sono gli indicatori sui quali riflettere. Se la norma prevede una distanza di un metro e mezzo tra una barella e l’altra questo spazio deve esserci perché lo spazio vitale in cui gli addetti gestiscono le cure ai pazienti. Ma non si può dire che ci sono 400 posti letto al Galliera quando in realtà ce ne sono 300. Il tema dello smaltimento dei pronto soccorso è legato alla carenza dei posti letto, quindi vanno create le condizioni perché aumentino. E senza personale non si possono aumentare”.

“È indispensabile far uscire la battaglia sulla sanità da una dimensione solo sindacale e farla diventare una vertenza di cittadinanza – aggiunge il segretario nazionale della Fp Cgil Michele Vannini -. Tutti devono essere consapevoli che è necessario mobilitarsi per salvare il diritto alla salute che è un diritto costituzionalmente garantito e che però adesso soffre moltissimo a causa dei tagli che ci sono stati. Il sistema rimane in uno stati di emergenza perché le assunzioni che sono state fatte sono a tempo determinato, con contratti sempre più precari, e i governi che si sono succeduti non hanno messo le risorse e non hanno fatto le norme necessarie per stabilizzare questi lavoratori. Noi oggi siamo in una condizione paradossale dove assistiamo a un esodo di lavoratori e lavoratrici che se ne vanno dal sistema sanitario nazionale perché le condizioni di lavoro sono troppo pesanti e perché c’è un problema di salari”.

Un tema che riguarda anzitutto la politica nazionale, ma anche quella locale: “Vanno implementate le risorse dal centro ma vanno poi gestite all’interno della Regione in modo congruo, favorendo tutti gli aspetti legati al pubblico, che è l’unica cosa che garantisce a tutti la tutela della salute. Spesso ci sono persone che non sono abbastanza abbienti per avere accesso alla sanità, questo deve far riflettere tutti. Per questo invochiamo una manifestazione di piazza che includa ogni cittadino di questa regione”.

Da capire, tuttavia, se il fronte sindacale sarà compatto o spaccato come accaduto in occasione dell’ultimo sciopero del personale di Galliera, iniziativa da cui la Cisl si era sfilata: “Ognuno è responsabile delle proprie azioni, non entro mai nel merito delle altre sigle. Credo però che ci sia la necessità di una forte unità sindacale sulla sanità. Proveremo a raggiungerla, tuttavia se non ci sarà andremo avanti con chi ci sta”, conclude Infantino.

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