Il caso

San Martino, polemica sul Centro nascita alternativo: “Non è chiuso, diventerà un reparto ostetrico”

La denuncia di Sansa su Facebook: "Era un'eccellenza, oggi è tutto abbandonato". Ma il policlinico lo accusa: "È impreparato"

Generico gennaio 2023

Genova. Che fine ha fatto il Centro nascita alternativo dell’ospedale San Martino di Genova? A scatenare la polemica è stato il consigliere regionale Ferruccio Sansa con un post-denuncia su Facebook (con tanto di foto) secondo cui “un’eccellenza della sanità ligure invidiata da tutta Italia è stata chiusa“, prima “temporaneamente” durante il Covid, ora in maniera definitiva.

Non si è fatta attendere la replica del policlinico: quel reparto, spiega la direzione sanitaria, viene ancora oggi utilizzato e soprattutto sarà convertito in un’area di patologia ostetrica, estendendo nel frattempo agli altri parti l’esperienza considerata un tempo “alternativa”. In giornata, inoltre, si attendono novità sul tema delle visite per i neo-papà, tornato di prepotente attualità dopo la tragedia del Pertini di Roma. Sull’argomento è stata fissata una riunione in tarda mattinata.

Il Centro nascita alternativo, situato nella clinica di ostetricia e ginecologia, era nato come “reparto gestito dal personale ostetrico e da un medico responsabile in cui le donne scelgono di partorire in un ambiente meno ospedaliero“, si legge sul sito del San Martino. La filosofia era quella di “restituire centralità alla donna, renderla protagonista, attiva e consapevole, rispettando il suo corpo, i suoi tempi e i suoi bisogni, evitando di medicalizzare un evento a forte valenza psico-emotiva”, con l’obiettivo di “favorire il boonding, ovvero rafforzare il legame madre e bambino, incoraggiando l’attaccamento precoce e l’allattamento esclusivo al seno”. L’accesso era consentito solo al papà, agli altri figli e ai nonni per dare la possibilità alla famiglia di ritrovarsi nell’intimità del centro nelle 48 ore di degenza.

“Oggi è tutto abbandonato – scrive Sansa, che da padre ha avuto esperienza del centro -. Letti coperti di polvere, armadi chiusi con catene e lucchetto, attrezzature praticamente nuove inutilizzate. Ma soprattutto è il patrimonio umano che è stato cacciato al vento. Il centro nascite alternativo era in ospedale, ma non era un reparto. Le pareti non erano bianche, ma piene di colori”. E ancora: “Non c’erano cristalli, non c’erano separazioni: tuo figlio era con te nella stanza. Potevi scambiare con lui contatti, suoni, profumi. Era proprio una casa. C’era anche una cucina dove tutte le famiglie si ritrovavano per cucinare insieme, per mangiare alla stessa tavola e per scambiarsi le prime impressioni su questa nuova avventura”.

Quindi le precisazioni del San Martino: “Nel 2020, nella fase acuta del Covid, il Centro nascita alternativo ha rappresentato l’unica soluzione praticabile per consentire percorsi separati e sicuri per le gestanti: le stanze del Centro sono state utilizzate come sale parto per tutte le partorienti Covid negative, dovendo riservare quelle nel cosiddetto blocco parto alle positive che, in quella fase della pandemia, provenivano da tutta la Regione”.

In realtà, spiega la direzione, era già iniziata una “riflessione sulla necessità di ridisegnare l’ostetricia sul modello dei più avanzati punti nascita italiani ed europei, dove il parto fisiologico, assistito dalle sole ostetriche, è per tutte le donne cui è clinicamente consentito e non è considerato alternativo e riservato a poche, così come accadeva presso il Centro nascita alternativo”. Le stanze del centro “erano cinque, peraltro mai tutte occupate, per un numero annuo di parti davvero piccolo rispetto alle risorse impiegate, tanto da configurare quella esperienza alla stregua di un privilegio”.

Nasce così il progetto Ostetricia: ritorno al futuro, che vedrà la luce nel corso del 2023 “e sarà presentato, nel caso anche a chi si è assunto la responsabilità di recarsi furtivamente in reparto per scattare delle fotografie“, accusa il San Martino facendo notare che il Centro “non è abbandonato come si è letto: è ancora oggi utilizzato per parti fisiologici in caso di multi-contemporaneità”.

Quali sono dunque i piani per il futuro? Anzitutto spingere la “fisiologia ostetrica” fuori dai confini del Centro nascita alternativo e facendola approdare in modo esclusivo nella degenza del primo piano, dove oggi convivono impropriamente basso e alto rischio ostetrico. L’obiettivo è rimasto invariato: “Ridurre la medicalizzazione dell’evento nascita che, quando consentito, deve essere vissuto in modo naturale e sicuro da tutte le gestanti, senza il limite dettato da criteri non oggettivi, così come accadeva fino al marzo 2020 per una quantità di parti che si aggirava intorno al 10% di quelli totali”.

Nei locali dell’attuale Centro nascita alternativo, invece, verrà allestita un’area di patologia ostetrica “vera”, per la quale il policlinico San Martino è già hub regionale, peraltro accanto alla patologia neonatale: “In questa sede le gravidanze fragili e ad alta complessità assistenziale troverebbero una logistica più intima e rispettosa di un’attesa divenuta meno dolce e più difficile. Nascere non è una malattia, ma le gestazioni complicate sono in aumento (anche per effetto di risvolti demografici), ed è in questo ambito, fatto di gravidanze da proteggere in un tempo di denatalità, che serve declinare l’eccellenza”.

Infine, sull’assenza di separazioni ricordata da Ferruccio Sansa, arriva un’ulteriore precisazione: “Da anni non esiste più a San Martino il nido-vetrina e le mamme possono da subito fare esperienza di intimità con il proprio figlio nella pratica dello skin to skin e tenerlo con sé in stanza per tutto il tempo che desiderano, se vogliono, se possono, se si sentono”.

“Ci sarebbe piaciuto, se ci fosse stata data occasione, raccontare questa normalità, di cui siamo fieri, a chi si è espresso senza preparazione sul reparto e l’argomento – conclude la nota del San Martino rimproverando il consigliere regionale – considerato che nel 2022 il nostro nosocomio ha incrementato significativamente il numero dei parti, diversamente da altri presidi nell’area metropolitana. Henry Ford sosteneva che c’è vero progresso solo quando i vantaggi di una innovazione lo diventano per tutti. Siamo certi che i detrattori da tastiera saranno a prescindere accanto al Policlinico nello sforzo inteso a rendere possibile per tutte le donne ciò che era appannaggio solo per alcune”.

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