Indagini inadeguate

Processo Morandi, il consulente della Procura Malerba: “Sul ponte non fecero nemmeno i rilievi topografici”

Oggi in aula il primo dei due super esperti nominato dai pm Terrile e Cotugno: "I cavi erano corrosi, non ce la facevano più a svolgere il loro compito"

ponte morandi, reperto 132

Genova. Il ponte Morandi, quanto è crollato il 14 agosto 2018, “era fortemente ammalorato e la manutenzione era fortemente carente, sia nei riguardi del rispetto delle norme, sia nei riguardi delle buone regole dell’arte, sia nel confronto con i moderni criteri di gestione di opere infrastrutturali”. Lo hanno scritto nella loro consulenza tecnica gli ingegneri e consulenti della procura Piergiorgio Malerba e Renato Buratti.

“Lo stato della struttura era noto e segnali allarmanti erano emersi fin dalle prime ispezioni approfondite, risalenti al 1975 e poi confermate negli anni successivi – hanno scritto i due e ha ribadito questa mattina in aula nel corso del processo per il crollo del viadotto Piergiorgio Malerba (domani sarà sentito Buratti) – Nel 1994 furono eseguiti robusti interventi sulle Pile 11 e 10. Sulla pila 9 si applicò una semplice protezione superficiale in sommità. Di fatto le zone del Viadotto sulle quali si intervenne di meno furono la pila 9 e i suoi tiranti”.

La mancanza di memoria su tanti segnali pregressi, indagini inadeguate, valutazioni tecniche inadeguate e ritardi decisionali hanno consentito allo stato di danno presente nei tiranti di accrescersi fino alla rottura del tirante Pila 9/lato Genova/lato mare, causando il crollo rovinoso di quel tratto di Viadotto” questa la conclusione dei due consulenti.

Dalle ispezioni visive “che devono essere fatte a distanza di braccio” ha detto Malerba, all’utilizzo del georadar per il calcestruzzo, poi “i fori, le endoscopie ci sono tutta una serie di azioni che si devono compiere per verificare il grado di ammaliamento di un’opera i cui problemi erano noti. E invece “la concessionari non aveva nemmeno il progetto, i disegni e senza i disegni non si fa niente”.

I cavi dello strallo “erano corrosi e non erano più in grado di svolgere la loro funzione, si sono rotti perché non ce la facevano più” ha ribadito in aula Malerba” che ha spiegato come sia fondamentale per il monitoraggio le ispezioni siano essere costantemente raffrontate con le precedenti, occorrono le “serie storiche” e come ci fossero anche degli strumenti di base per verificare lo stato di un ponte a partire dai “rilievi topografici che vanno fatti nella stagione calda e nella stagione fredda e poi confrontati con il passare del tempo: “E’ uno strumento semplicissimo e poco costoso che rileva eventuali animali invece sul Morandi ne abbiamo trovato uno solo piuttosto vecchio e ben fatto e poi un altro dopo molti anni ma i punti presi per le misurazioni erano diversi per cui non era demmo possibile confrontarli”.

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