Attacco

Peste suina, un anno dopo l’inizio emergenza gli agricoltori: “Recinzioni inutili, serve l’esercito”

I cacciatori non bastano per attuare i 50mila abbattimenti previsti dai piani. "Abbiamo ucciso migliaia di suini sani e poche decine di cinghiali"

Generico gennaio 2023

Genova. “Sono stati installati 105 chilometri di reti, a cosa sono servite? A nulla, completamente a nulla, come avevamo previsto, soldi pubblici sprecati e un anno dopo l’inizio dell’emergenza peste suina ci troviamo in un pantano, è necessario che la politica, il governo, inizino a gestire una fauna selvatica totalmente fuori controllo, servono abbattimenti massicci, non le pilloline, serve l’esercito“.

Stefano Roggerone e Gabriele Carenini sono rispettivamente i presidenti di Cia Liguria e Cia Piemonte. Oggi a Genova hanno tenuto una conferenza stampa per sottolineare come, poco più di un anno dopo il 7 gennaio – data in cui è stato accertato a Ovada il primo caso di Psa, peste suina africana – non ci siano state soluzioni effettive.

86 casi in Liguria, 150 in Piemonte – quelli accertati in base ai ritrovamenti di carcasse – a fronte di migliaia di capi allevanti abbattuti, suini sani (6499 in Piemonte, 286 in Liguria), e pochissimi cinghiali uccisi, nella zona rossa 98 in Liguria e 346 in Piemonte.

Eppure nella stagione 2022/23 in piani Priu regionali prevedono che vengano abbattuti 50mila cinghiali in Piemonte e Liguria. “Un’ipotesi irrealizzabile – afferma Roggerone – un obbiettivo impossibile visto che a oggi il numero di abbattimenti si è rivelato irrisorio, d’altronde i cacciatori nella zona rossa non hanno alcuna convenienza a effettuare battute di caccia, il risultato è che gli animali stanno proliferando”.

Il numero totale dei cinghiali stimati in Liguria viaggia tra i 35mila e i 56mila, in Piemonte è di 105mila. I cacciatori in Liguria, quelli attivi, sono 13mila, quasi dimezzati rispetto a 10 anni fa. “Eppure questa è un’emergenza non locale bensì nazionale – attacca Carenini – se non è possibile risolvere la situazione con la platea dei cacciatori serve un cambio di passo, serve l’esercito, e serve che ci sia un commissario straordinario con poteri effettivi, non come accade oggi”.

La Cia, sindacato degli agricoltori, è inoltre convinta che serva un superamento della legge 157/92 spostando l’attenzione dal concetto di tutela a quello di gestione degli animali selvatici: “Si tutela qualcosa che rischia di scomparire non qualcosa che prolifera – continua il presidente della Cia Piemonte – oggi è impossibile, in molte delle strade dell’entroterra e della campagna, ma non solo, uscire di casa e guidare senza il rischio di essere coinvolti in un incidente causato da cinghiali o altri animali selvatici per strada”.

Negli ultimi cinque anni in Liguria i daini hanno provocato – secondo dati riportati dalla Cia – un incidente stradale alla settimana, i cinghiali più di un incidente alla settimana. In Piemonte la media è di due incidenti stradali al giorno.

Altre richieste degli agricoltori di Cia per uscire dal “pantano” sono rimborsi immediati per gli allevatori e la certezza su quando si potranno riprendere le attività di allevamento sospese, nuove risorse per coprire i danni subiti dagli agricoltori e gli oneri per i piani di abbattimento, certezza su numero e tempistica di abbattimenti dentro e fuori la zona rossa, un chiarimento definitivo dei poteri del commissario per l’emergenza peste suina e l’adozione del cosiddetto “modello Umbria” che ha liberalizzato l’utilizzo delle gabbie, un sistema che obbliga chi le adotta a segnalarne la presenza nonché la cattura del cinghiale.

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