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Nuovo crematorio a Staglieno, il presidio dei residenti sotto Regione Liguria: “Sospendete il progetto”

I rappresentanti dei comitati sono stati ricevuti dalla Conferenza capigruppo: "L'impianto dovrebbe essere vincolato alla valutazione di impatto ambientale"

Genova. Una trentina di cittadini questa mattina ha dato vita ad un presidio di protesta sotto il palazzo del Consiglio regionale di via Fieschi per chiedere alla Regione di fermare l’iter del progetto di costruzione del nuovo impianto crematorio di Staglieno e di vincolare la costruzione del sito ad una valutazione di impatto ambientale.

E’ proprio la regione, infatti, l’ente deputata a definire un piano di coordinamento per regolare sul proprio territorio la presenza degli impianti: “Il piano è in fase di stesura e per questo chiediamo che il progetto che prevede un nuovo grande impianto a Staglieno debba essere sospeso in attesa almeno di questo documento – spiegano i rappresentanti dei Comitati oggi in presidio – In uno dei tavoli di lavoro che sono stati costituiti a riguardo la proposta era stata presa in considerazione, salvo poi venir superata dagli atti. Oggi i lavori sono stati aggiudicati, e terminati i tempi tecnici della burocrazia, il cantiere potrebbe iniziare entro pochi mesi”.

Secondo i cittadini, e non solo, i tre impianti già presenti in Liguria (oltre al primo di Staglieno, sono operativi due impianti, uno a Savona e uno a La Spezia) sono oltremodo sufficienti ai fabbisogno della Liguria. “Il nuovo impianto è stato pensato per arrivare a 20mila cremazioni all’anno, una cinquantina al giorno – spiegano i coordinatori del Comitato Banchelle, che rappresenta i tanti residenti che sarebbero in qualche modo esposti ai fumi dell’impianto –  facendolo diventare il polo crematorio più grande del nord Italia. Il business starà nel cremare i defunti provenienti da tutto il paese. Sotto casa nostra”.

presidio crematorio

Alcuni manifestanti sono stati auditi dalla Conferenza Capigruppo: “Abbiamo fatto le nostre richieste, e il consigliere Pastorino si è fatto carico di chiedere una commissione ad hoc – spiegano – tra queste anche quella dell’inserimento di questi impianti nelle lista di quelli per i quali è necessaria una valutazione di impatto ambientale, cosa che oggi non è prevista”.

“Condividiamo le richieste e la protesta degli abitanti di Banchelle sentiti in audizione dai capogruppo e riteniamo che il secondo forno crematorio previsto a Staglieno oltre che superfluo è anche pericoloso- commenta il consigliere regionale del Partito Democratico Pippo Rossetti dopo aver incontrato i comitati di Banchelle in audizione capigruppo – È incomprensibile come la Regione di fronte a questa situazione si ostini a non voler tracciare regole chiare, e questo lo dimostra il fatto che, in consiglio regionale a dicembre, abbia bocciato il nostro emendamento che chiedeva la sospensione di tutte le autorizzazioni per l’installazione di nuovi forni crematori finché non fosse stata studiata una normativa ad hoc per regolare la loro installazione sia nei numeri sia nelle emissioni. Se questa attività si deve fare la si deve fare nella massima sicurezza e dentro regole precise di tutela ambientale, valutando la reale necessità di due forni crematori, anziché uno solo, visto l’alto tasso di inquinamento che porterebbero”, osserva Rossetti. 

“La Regione si rifiuta di avviare un procedimento di Valutazione di impatto ambientale perché accetta supina quello che il Comune di Genova propone. Il sindaco Bucci, ci è stato riferito dai comitati, con questi forni crematori vuole solo fare business, perché per ogni salma cremata guadagna il 16%; oltre 80 euro per la consegna delle ceneri e altri 300 euro per il trasporto da fuori Comune. E mentre il Comune di Genova guadagna, le persone respirano l’aria inquinata dai fumi dei forni crematori, che una sentenza del Tribunale li ha classificati al pari di un inceneritore. Auspicabile una urgente convocazione della commissione sanità per verificare i ritardi della regione e i pericoli che i genovesi potrebbero correre” conclude Rossetti.

“La partita per installare un secondo impianto nel capoluogo è irricevibile per svariati motivi – aggiunge Paolo Ugolini, M5s – Il primo dei quali è elementare e di facile comprensione: ad oggi, i forni crematori a Genova e in Liguria sono sufficienti a soddisfare la domanda interna. Costruirne un altro risponde solamente ai soliti appetiti privati, significa soddisfare la domanda di regioni limitrofe e significa aumentare il rischio di inquinamento ambientale, come denunciato da tempo dai Comitati. Come M5S, avevamo portato in Commissione un emendamento che chiedeva la sospensione di tutte le autorizzazioni per l’installazione nuovi forni crematori: nonostante un buon avvio di discussione con gli assessori di riferimento, a dicembre 2022 il presidente di Regione aveva ordinato lo stop, cassando dunque il dialogo con i cittadini. Inaccettabile che si voglia realizzare l’impianto in una zona densamente popolata, gravata da rischio idrogeologico e senza nessuna valutazione ambientale e sanitaria. Regione Liguria, con il Comune di Genova, intende davvero anteporre gli affari alla tutela della salute pubblica?”.
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