Genova. Il sottosegretario alla Cultura e critico d’arte Vittorio Sgarbi ha visitato a Genova la mostra dedicata a Rubens e ha visionato il quadro “Cristo risorto appare alla madre”, al centro di un’inchiesta della procura di Genova. Un quadro che Sgarbi non ha esitato a definire “di valore modesto” ma attaccando l’operato dei pm per avere creato “una tempesta in un bicchier d’acqua”.
Ma per Sgarbi è un altro lo “sfregio per Genova”, ovvero il gabbiotto di cemento del garage interrato che il gruppo Viziano sta realizzando non senza polemiche a Portello. “Qualcosa che non si può ritenere ben fatta ma forse inevitabile per ragioni di sicurezza e di abbattimento delle barriere architettoniche”, ha ribadito il sottosegretario che, oggi, ha effettuato un sopralluogo nel cantiere insieme alla sovrintendente alle Belle Arti di Genova e La Spezia Chiara Bartolini.
Il critico d’arte ed esponente del governo di centrodestra, non nuovo a provocazioni anche clamorose, ha proposto alla sovrintendenza e all’impresa “una soluzione – dice Sgarbi – che potrebbe trasformare un elemento di orrore in un elemento di stupore, ovvero fare un concorso, chiamare un pittore che dipinga il gabbiotto con la scritta ‘la città di Rubens’ e magari decori il gabbiotto con l’immagine del dipinto di Rubens sequestrato, quindi mettere insieme due delitti e farli diventare un motivo di bellezza”.

La proposta è stata svelata a palazzo Ducale pochi minuti prima dell’inizio della conferenza tenuta da Anna Orlando, curatrice della mostra su Rubens e tra gli studiosi che hanno attribuito il “Cristo risorto” al maestro del Barocco “e bottega”. Un’idea che è stata accolta non senza qualche sorriso dai presenti, a partire dal presidente di palazzo Ducale Giuseppe Costa.
Ad ascoltare la proposta anche Davide Viziano, patron del gruppo che sta costruendo il parcheggio interrato (e conoscente di Sgarbi da lungo tempo) che ha replicato per le rime: “Perché dipingere il cubo con un quadro che è stato definito dallo stesso Sgarbi una schifezza? Allora dipingiamolo con un quadro bello”.
In realtà il progetto proposto e validato dalla sovrintendenza per il gabbiotto sorto sul lato mare di piazza Portello è già definito e da quello non ci si discosterà: la ditta rivestirà il “parallelepipedo” con delle lastre di travertino in modo da integrarla, teoricamente, nello stile della piazza. No, invece, ad altre soluzioni, come l’uso di vetro e acciaio.
Tornando sulla questione del dipinto sequestrato dai carabinieri – ma dal 3 gennaio di nuovo in mostra a palazzo Ducale – Sgarbi non ha dubbi: “Non c’è stato alcun reato, raramente ho visto un quadro più onesto nel manifestare di essere di scuola fiamminga e di una concezione che risale a Rubens ma condotta dalla bottega, il che lo porta a essere un quadro di valore materiale molto modesto su cui non si sarebbero accesi i riflettori se non ci fossero magistrati da non so quali questioni private immagino, e posso pensare che sia una polemica che nasce tra quelli che l’hanno venduto e quelli che lo quotano 3 milioni di euro in assicurazioni”.
Secondo il sottosegretario alla Cultura il proprietario che oggi è indagato insieme ad altre tre persone “andrebbe piuttosto ringraziato, per avere scoperto un Rubens che altrimenti non sarebbe mai stato notificato dallo Stato” e anzi “credo che il ministero della Cultura dovrebbe costituirsi parte civile a favore di quel privato“, ha aggiunto Sgarbi.
Il critico difende anche l’operato del funzionario delle Dogane di Pisa che ne ha permesso l’export con un valore di 25mila euro e che oggi è sotto indagine: “Una cifra che il mercato dell’arte ha legittimato tante volte per opere di bottega, io comunque non lo comprerei neanche per quel prezzo“.
E poi altri strali vengono lanciati nei confronti di un’altra inchiesta della procura di Genova che ha travolto il mondo dell’arte, quella sui falsi Modigliani, esposti cinque anni fa come veri a palazzo Ducale: “A mio parere erano veri, ma le due esperte che furono chiamate dal tribunale sono fra le più ignoranti al mondo, non ho mai visto due più ignoranti, persone non esperte di niente ma chiamate in quanto presenti in un albo dove sono tutti ignoranti come delle capre”.
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