Genova. Un monologo che è racconto corale. Un’ora e dieci minuti di altissima intensità emotiva e fisica di un teatro che si fa documentario, civile.
Kàkuma, uno dei campi profughi più grandi del mondo situato tra Kenya e Sud Sudan, dà il titolo allo spettacolo scritto e diretto da Laura Sicignano, prodotto dal Teatro Nazionale di Genova, che ha debuttato il 24 gennaio alla Sala Mercato del Teatro Modena di Sampierdarena (repliche sino al 29).
Sul palco due persone: l’attrice Irene Serini e la danzatrice Susannah Iheme.
Sicignano, che è stata a Kakuma nel giugno 2022, ha avuto una felice intuizione nella scelta di come trasferire sulla scena il dramma vissuto quotidianamente sia da chi arriva al campo, sia dagli operatori che ci lavorano in un palco costellato principalmente da sedie, banchi, scale, carrelli (tutti materiali di riuso, la scenografia e i costumi sono di Guido Fiorato), ma anche cuboidi dove vengono proiettate le immagini di Kakuma e i volti degli operatori.
E Serini dà voce e corpo, trasferendo al pubblico le loro emozioni, a chi si occupa di progetti cercando finanziamenti ovunque, a chi è assegnato alla struttura che si prende cura delle donne abusate e dei loro figli, a chi cerca di portare a scuola i bambini, numerosissimi, presenti a Kakuma. Alterna i punti di vista con le impressioni della stessa Sicignano, per poi raccontare la storia, durissima, di uno dei pochi che saranno “ricollocati” in paradiso, ossia un Paese occidentale. Un testo che non fa sconti, neanche a chi gestisce il campo.
Degli oltre 260 mila esseri umani che sono bloccati in quel limbo, per la stragrande maggioranza giovani sotto i 26 anni, solo l’1% ha speranza di lasciarlo nell’ambito di un progetto umanitario. Il resto è probabilmente costretto a vivere lì per la vita, in capanne senza luce e acqua corrente. Il campo è in parte attraversato dall’autostrada A1, nuovissima, costruita dalla Cina.
E Kakuma è rappresentato sì dalle immagini che scorrono nelle proiezioni, ma soprattutto dal corpo di Susannah Iheme che, grazie alle coreografie Ilenia Romano, è perfetta nell’essere diffidente, respingente, forte, ma anche bisognosa di cura. Le musiche di Uhuru Republic, Raffaele Rebaudengo e Filo Q amplificano le sensazioni e i contrasti insieme alle luci e ai suoni di Luca Serra.
Il sottotitolo dello spettacolo è Fishing in the desert, pescare nel deserto, per sottolineare l’utopia, ma anche la direzione verso cui si sono mosse le persone che grazie a piccoli gesti hanno contribuito a cambiare la Storia.
L’obiettivo è centrato: smuovere le coscienze. Usciti dalla sala si è invogliati a saperne di più su Kakuma e chissà che per qualcuno non diventi il primo passo verso altro.
Applausi calorosi alla prima. Biglietti da 11 a 16 euro. Inizio spettacoli ore 20:30 tranne il giovedì e sabato (ore 19:30) e la domenica (ore 16).