Demolito

“Gabbiotto di cemento immondo”, Vittorio Sgarbi condanna l’autosilos di Portello

Intervento a gamba tesa del sottosegretario alla cultura che commenta la vicenda del quadro di Rubens confrontandola con il cantiere vicino a via Garibaldi

sgarbi cantiere portello autosilos

Genova. “A Genova accadono cose strane, in prossimità di via Garibaldi, la via dei grandi palazzi, la via della cultura genovese, si lascia costruire un autosilos con ascensore, con un gabbiotto di cemento che impatta con i palazzi in modo violento, su cui non esiste un’indicazione della Soprintendenza, ma esiste solo l0indicazione del costruttore che dice che sarà rivestito di travertino”.

Queste le parole scelte da Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla cultura del Governo Meloni, per commentare ancora una volta le vicende legate al quadro di Rubens partendo dal contesto cittadino, e prendendo di mira in modo particolare il cantiere del nuovo autosilos di piazza Portello, balzata agli onori delle cronache (e delle polemiche) per il vano ascensore che emerge praticamente al centro dello spazio pedonale.

Sgarbi, che ha pubblicato il suo contributo su una delle sue pagine facebook ufficiali, a favore di telecamera prende il cellulare e fa vedere le foto del cantiere, continuando il suo commento: “E’ una costruzione che non può essere tollerata, invece è tollerata, e senza nessuna polemica è stata costruita. Ecco, questo gabbiotto immondo per chiunque. Si vede il rapporto con lo spazio circostante, e la visione dall’alto è chiaramente quella di una costruzione che non può essere tollerata, che eppure è tollerata senza nessuna polemica”.

E poi torna sulla polemica legata all’inchiesta sul quadro di Rubens in mostra a Palazzo Ducale: “La Magistratura stabilisce, invece, che un dipinto esposto alla mostra di Rubens sia stato esportato abusivamente. Si parla di un passato remoto, perché oggi il dipinto è lì e si vede. Lì possiamo valutare che sia di Rubens, ma non c’è un documento, non c’è una firma, non c’è una carta, non c’è un riferimento preciso a un palazzo, se non del fumo di attribuzioni che, in quanto attribuzioni, fanno diventare Rubens quello che può non esserlo. È evidente che se uno vende un dipinto come Scuola Fiamminga sta vendendo un dipinto che può anche essere di Rubens, come la Scuola Toscana prevede Giotto. In tutto questo, inspiegabilmente, la Procura ordina ai carabinieri, che intervengono senza avvisare il Ministero, per contraddire un’esportazione che il Ministero ha legittimato”.

“È possibile – continua Sgarbi – che ci sia una posizione così dura rispetto una cosa assurda, come sequestrare un’opera perché esportata, quando non è affatto esportata perché è a Genova, e non si impedisca di costruire un gabbiotto immondo che distrugge la città per tutti, che chiunque abbia interesse per la propria città veda come inaccettabile? Mi chiedo: come funziona la Magistratura, e come funziona la Sovrintendenza, la quale da un lato autorizza l’esportazione di un’opera di Scuola Fiamminga, e poi qualcuno dice che quell’esportazione era illegittima, quando l’esportazione è finita perché l’opera è tornata in Italia. Se qualcuno ci convince che l’opera sia di Rubens, si provveda ad annullare il documento di esportazione, che ormai è superato, e si notifichi”.

“Questa è la procedura, le altre sono forme di strabismo – conclude con un’ultima stoccata – Non si colpisce una cosa inaudita e inaccettabile come un gabbiotto di cemento armato in prossimità di via Garibaldi e si colpisce una persona che ha visto un’opera di Rubens, forse, e la espone in una pubblica mostra, per tutti, non avendo niente da nascondere. Su questo voglio fare un’indagine, voglio chiedere a Carabinieri e Magistrati quale sia la misura che hanno deciso di stabilire per la città di Genova, consentendo abusivismo violento e deturpazione dello spazio urbano e sequestrando un’opera intestata all’estero che è in Italia. Ecco l’esportazione”.

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