Forte e chiaro

Ex Ilva, i sindacati: “Difenderemo l’industria coi denti, basta discussioni sulle aree”

"Non si può vivere di turismo e logistica, priorità all'acciaio". Toti rilancia: "Nessuna guerra tra logistica e acciaio: chi darà più occupazione avrà il sostegno delle istituzioni"

corteo ilva sicurezza

Genova. “Noi dobbiamo difendere con i denti l’industria nella via indicata da Guido Rossa. Questa non è una terra che può svilupparsi solo su turismo e logistica. Abbiamo bisogno dell’industria e pensiamo che non siano opportune tutte le discussioni sulle aree“. Il messaggio lo lancia forte e chiaro Maurizio Calà, segretario della Cgil ligure, a margine della commemorazione del sindacalista ucciso dalle Brigate Rosse 44 anni fa. Ed è un messaggio sottoscritto da tutte le sigle mentre si discute ancora una volta sul destino delle aree delle acciaierie di Cornigliano.

“In questo momento al ministero c’è una discussione sul rilancio dell’ex Ilva, questa è la discussione che va fatta – prosegue Calà – L’azienda, almeno a parole, ci dice di essere disponibile e bisogna fondare il progetto industriale di rilancio di queste aree per creare nuova occupazione, ma anche perché dall’industria di questo Paese passerà lo sviluppo complessivo del futuro della Liguria”.

Un ragionamento ribadito soprattutto a valle dell’impegno preso (almeno a parole) dall’amministratrice delegata di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli su un potenziamento del ciclo della latta di Genova con conseguente mantenimento di tutte le aree occupate e vincolate dall’accordo di programma. 

Il presidente ligure Giovanni Toti però ribadisce la sua linea: “Mi sembra un dibattito sul sesso degli angeli. Se questo stabilimento, grazie alla produzione di Taranto, avrà modo di tornare a produrre sei, sette, dieci milioni di tonnellate, avrà bisogno di tutte le aree e tornerà ad avere migliaia di dipendenti (l’accordo di programma ne prevede 2.200), nessuno sarà qua con il metro in mano a misurare le aree che lo stabilimento occupa. Anzi, io auspicherei che questo stabilimento potesse addirittura ampliarsi se desse lavoro e ricchezza. Il tema è che per il momento di tutto ciò si è visto poco“.

Le idee per occupare una parte di quel milione di metri quadrati in zona portuale di certo non mancano. Una manifestazione di interesse per la creazione di un hub logistico su 270mila metri quadrati è stata presentata al Comune di Genova da Msc, Interglobo, Messina e Number 1 Logistic con la previsione di 400 nuovi posti di lavoro. Poi c’è il progetto dell’autoparco al servizio dei camion, con l’ipotesi di creare 250-300 stalli al posto della centrale elettrica in disuso: per il sindaco Bucci si tratta della “collocazione definitiva“. Ma le aree ex Ilva sono state tirate in ballo anche per il nuovo impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti e per la produzione di idrogeno per il porto.

Non è una contrapposizione tra settori diversi che hanno ruoli diversi e sono complementari – riprende Calà -. Noi siamo perché si facciano tutte le infrastrutture a partire dalla nuova diga. Non si capisce perché si ponga come elemento di alternativa, perché un pezzo dell’industria debba essere riconvertito. È questo che non comprendiamo ed è questo che ci rifiutiamo di accettare in un momento in cui c’è un’azienda che dice che c’è un piano industriale e di rilancio. Giochiamo tutti la stessa partita o c’è qualcuno che ne gioca un’altra?

“Non esiste niente di ingessato per l’eternità, però se rappresentiamo gli interessi delle persone dobbiamo mettere in fila le priorità. La prima è garantire una risalita produttiva della siderurgia, un piano industriale degno di questo nome, investimenti e impiantistica per agganciare una ripresa che c’è in tutto il mondo di un mercato, quello dell’acciaio, che sta conoscendo ancora oggi una crescita molto più importante – mette in chiaro Luca Maestripieri, segretario della Cisl Liguria -. Ci sarà anche il momento della discussione sulle aree, ma la priorità è affrontare oggi la ripresa, la risalita produttiva di questa realtà strategica per tutto il Paese”.

E così anche Fabio Servidei, componente della segreteria regionale della Uil: “Intanto dobbiamo parlare di come sviluppare la siderurgia che credo sia oggi un tassello importantissimo. Siamo di fronte a investimenti importanti del Pnrr che non possono prescindere dalla siderurgia. Poi tutto quello che può essere messo in campo per un maggiore sviluppo e un’integrazione di diversi altri segmenti sempre nel mondo metalmeccanico e siderurgico potrà essere valutato. Ma partirei dalla siderurgia come asset prioritario”.

“Non facciamo finta di essere tutti d’accordo – replica il governatore -. Il piano industriale prevede la riapertura a Taranto dell’altoforno 5 e il suo funzionamento per un decennio prima della transizione a forni elettrici ed ecologici. Se questo avverrà e a questo stabilimento arriveranno l’acciaio necessario per tornare a crescere come occupazione, saremo tutti qui a sostenerlo”.

D’altra parte, “se questo stabilimento continuerà a occupare 800 persone in un clima di totale incertezza o in un clima di ridimensionamento consolidato della produzione e, quindi, dell’occupazione, mi sembra del tutto evidente che le istituzioni della città e della Regione abbiano il dovere di utilizzare gli spazi che potrebbero essere liberati per creare occupazione sostitutiva a quella che non viene creata dallo sviluppo dell’acciaio o da altri territori. Quello che interessa a noi è far lavorare dei liguri, non è una guerra tra logistica e acciaio: chi darà più occupazione e costruirà un piano più credibile, avrà il sostegno delle istituzioni. Speriamo tutti che l’acciaio sia strategico per il Paese, ma dopo averlo proclamato e difeso, questo deve accadere”.

“Lo stabilimento ex Ilva di Genova è un simbolo che il Governo sta cercando di difendere, l’acciaio è fondamentale per l’economia”, garantisce intanto Edoardo Rixi, viceministro delle Infrastrutture, in rappresentanza dell’esecutivo. “Il futuro di questa fabbrica, con lo sprone che ha dato il governo risolvendo alcuni nodi al Gruppo, si vedrà a fine febbraio quando verrà presentato il piano industriale – continua -. Ci aspettiamo importanti investimenti, il rilancio del ciclo dell’acciaio a livello nazionale, anche perché da parte del mio ministero che dovrà fare moltissime infrastrutture in Italia e in buona parte in acciaio credo che il nostro paese non possa fare a meno di quella materia prima”.

Sul tema delle aree, la linea è la stessa di Toti e Bucci: “È tutto legato al piano industriale – prosegue Rixi -. Se ci saranno importanti investimenti, nessuno mette in discussione l’importanza di avere uno stabilimento siderurgico all’avanguardia, che rilanci l’occupazione e la filiera dell’acciaio. Se continueranno a non esserci investimenti come abbiamo visto negli ultimi anni dopo tantissime promesse, è chiaro che si apriranno altre partite coinvolgendo tutti. Nell’accordo di programma sono presenti anche le parti sindacali ed è giusto che di queste aree se ne occupino anche loro oltre agli enti locali. È evidente che ci aspettiamo un importante rilancio industriale, dopo l’intervento del ministro Urso: ora non ci sono più scuse, sta all’azienda e alla parte privata, tutto quello che poteva fare il governo l’ha fatto. ora si vedrà se l’azienda vuole investire in Italia o no”.

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