Polemica

Bassetti “difende” il vino, il collega Testino lo accusa: “Non si può invocare l’evidenza scientifica a fasi alterne”

È scontro tra medici al San Martino dopo le parole della biologa Viola secondo cui "chi beve vino ha il cervello più piccolo"

Generico gennaio 2023

Genova. Non è più il Covid ma il vino il nuovo terreno di scontro tra medici e scienziati italiani. E al centro della polemica c’è ancora una volta Matteo Bassetti, primario di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova. All’origine della contesa c’è il discusso via libera dell’Unione Europea a una legge irlandese che mette sullo stesso piano alcolici e sigarette, stabilendo di riportare sulle etichette messaggi come “Il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “Alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”.

A infiammare il dibattito è stata Antonella Viola, biologa, ricercatrice e docente dell’Università di Padova, che ha appoggiato apertamente l’iniziativa dell’Irlanda e ha affermato in un’intervista al Corriere della Sera che “chi beve ha il cervello più piccolo“, sulla base di “studi recenti” che “hanno analizzato le componenti della struttura cerebrale, dimostrando che uno o due bicchieri di vino al giorno possono alterarle”. Secondo Viola la legge approvata dall’Ue è giusta perché “bisogna far sapere che l’alcol è incluso nella lista delle sostanze cancerogene di tipo 1, come amianto e benzene”. Tuttavia la biologa ha ammesso di bere “raramente”, ad esempio cenando “in un ristorante stellato” o festeggiando una ricorrenza.

Puntuale l’invettiva di Bassetti sui social: “Antonella Viola ha detto che il vino rimpicciolisce il cervello ed è paragonabile all’amianto per i suoi danni. Si è definita astemia anche se si concede un calice solo nei ristoranti stellati. Ha raggiunto livelli di scienza elevatissimi. Inarrivabili per chi ama il vino. Cin Cin!”, ha scritto il medico genovese postando un selfie che lo ritrae con un calice di vino rosso in mano.

La replica a Bassetti arriva proprio dal San Martino di Genova, dove Gianni Testino, presidente della Società italiana di alcologia, dirige l’analogo reparto: “L’etanolo e l’acetaldeide contenuti nelle bevande alcoliche (vino, birra e superalcolici) favoriscono il cancro. Per questo motivo è inaccettabile che la polemica sugli effetti legati al consumo di alcol coinvolga medici che, per motivi deontologici ed etici, devono aderire all’evidenza scientifica”.

“Dopo l’iniziativa dell’Irlanda è esplosa una irresponsabile protesta da parte di produttori e politici di ogni colore. È normale, l’economia viene prima della salute, ma è inaccettabile questa polemica tra virologi: non possiamo invocare l’evidenza scientifica a fasi alterne“, sottolinea Testino all’Adnkronos Salute riferendosi proprio allo scontro tra l’immunologa Antonella Viola e il collega del policlinico, Matteo Bassetti.

“La scienza – afferma Testino – dice che i vaccini sono utili ed indispensabili per combattere il Covid-19 e dice anche che l’etanolo, sostanza psicoattiva alla base di vino, birra e superalcolici, è un cancerogeno e come tale è inserito nel Gruppo 1 dei cancerogeni. In questo gruppo le sostanze/molecole citate sono 120 ed hanno un ‘rapporto causale certo con il cancro’. In questo gruppo sono presenti, per esempio, il fumo di sigaretta e l’amianto. L’etanolo provoca più tumori dell’inquinamento, ma l’inquinamento non lo possiamo evitare, l’etanolo invece sì. L’effetto è dose dipendente”.

Testino, a nome della Società italiana di alcologia, in una nota chiede che anche i “produttori indichino sulle etichette la quantità di acetaldeide libera che è più o meno presente in tutte le bevande alcoliche. Più ce n’è e più il prodotto è cancerogeno”. È bene anche ”smetterla di associare il consumo di etanolo al benessere di alcuni organi come il cuore – tiene a precisare Testino -. Non dà alcun beneficio, ma con gli stessi dosaggi favorisce il cancro e altre duecento patologie differenti. Questa non è censura, non è proibizionismo come dice qualcuno ma è semplice e dovuta informazione su un prodotto che è consumato da milioni di persone”.

Per questi motivi “abbiamo il dovere – chiosa – di ridurne il più possibile il consumo, non proibendone la vendita, ma attraverso l’informazione. Questo messaggio, inserito in una cornice più ampia di educazione a corretti stili di vita, deve essere conosciuto già dai bambini e in tal modo le nuove generazioni cresceranno nella consapevolezza”.

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