Amarcord

Addio a Vialli, ‘La bella stagione’ e il racconto di Luca: “Non dissi a Roberto della malattia perché non volevo che soffrisse”

Ieri sera su Rai 2 la prima assoluta del documentario che racconta gli anni della Sampd'Oro, ma soprattutto il clima di amicizia e affetto che si respirava nella squadra voluta da Paolo Mantovani

Vialli e Mancini con mantovani

Genova. Roberto Mancini nell’intervista rilasciata ieri nei canali della Figc lo aveva anticipato e così è stato: “Questo film è stato fatto soprattutto per far vedere quanto sia importante l’amicizia tra persone che lavorano nello stesso gruppo e dove si può arrivare quando c’è questa coesione: contiene ricordi molto belli, ci sarà da piangere”. Ieri sera ‘La bella stagione’ ha fatto sorridere e commuovere ancora una volta i tifosi della Samp che quella stagione straordinaria l’hanno vissuta in diretta ma probabilmente non solo loro.

Il docufilm diretto da Marco Ponti e trasmesso in prima assoluta su Raidue racconta gli anni della Sampd’Oro dal 1990 al 1992 in una cornice narrativa che si snoda tra il presente e il passato di Vialli e Mancini in Nazionale: le delusioni di Italia ’90 e gli allori di Euro 2021. Successi sportivi e traguardi, ma anche sentimenti, amicizia e complicità che animarono tutta quella squadra speciale.

E nel film Luca Vialli racconta per un momento la scoperta della malattia e ricorda commosso: “A Roberto non lo avevo detto perché volevo proteggerlo, non volevo che soffrisse. Glielo dissi credo dopo un anno e scoprii che lo sapeva già. Probabilmente aveva sofferto in silenzio e mi era stato vicino senza dire nulla”.

Ma nel film tante le occasioni per sorridere, come quando i compagni di squadra ricordano come Cerezo arrivava in ritardo agli allenamenti perché era stato al mare o quando Vialli spiega che lui che amava dormire fino all’ultimo secondo e per evitare le multe dovute all’arrivo in ritardo agli allenamenti da parte di Boskov aveva perfezionato una strategia con il magazziniere Bosotin che lo copriva e lo faceva accedere da un ingresso secondario che lo portava in palestra dove poteva fingere di essere già lì allenarsi e aver perso di vista il tempo per scendere nello spogliatoio: “Riuscivo anche a fare colazione perché Bosotin mi portava il the zuccherato e i bucaneve che erano i miei biscotti preferiti”.

Nel film il racconto del patto tra Vialli, Mancini, Pagliuca e gli altri senatori dello spogliatoio della Samp, siglato, in un’antica osteria genovese nessuno di loro se ne andrà prima di aver regalato, avevano giurato e così è stato. Tra le immagini e i racconti ci sono le cene, le marachelle, le feste, ma anche i momenti di difficoltà e le delusioni, ci sono le frasi celebri di Boskov e c’è il grande papà della Sampdoria, quel Paolo Mantovani che aveva messo insieme una squadra che fece l’impresa e morì solo due anni dopo, quando la bella stagione era ormai finita, ma non la storia di amicizia tra i suoi protagonisti.

A proposito di amicizia, toccanti ieri le parole del ‘gemello’ e ct della nazionale Roberto Mancini: “E’ un momento difficile, ma dobbiamo cercare di andare avanti”. Mancini nei giorni scorsi è stato a Londra a salutare Vialli, “Speravo che accadesse qualcosa, speravo in un miracolo sinceramente – le sue parole – Ci siamo visti, abbiamo parlato, scherzato, lui era sempre di buon umore come al solito e questo un po’ mi risolleva. Mi ha fatto piacere vedere così in quel momento”. Mancini ricorda il suo legame con l’amico di sempre: “Abbiamo vissuto quasi tutta la nostra vita insieme, c’era un legame stretto, quello tra due fratelli. Due persone che a un certo punto si sono separate calcisticamente però quando si è amici, lo si è per sempre. Luca per me era questo. Il nostro rapporto è stato di grande rispetto, affetto, amore, amicizia”.

In Nazionale Vialli aveva un rapporto diretto con i giovani: “Luca ha fatto capire a tutti, soprattutto ai più giovani il valore della maglia azzurra, quello che si deve fare dove si poteva arrivare. E’ stata una persona di grande valore per noi, soprattutto quando parlava ai ragazzi e a loro piaceva ascoltarlo. Sono stati momenti molto belli e importanti. Dobbiamo proseguire su questa strada. Luca era un ragazzo gioioso, sempre allegro, pochissime volte l’ho visto arrabbiato, va ricordato così, per quello che era realmente molto vivo in tutti sensi. A lui piacerebbe che lo si ricordasse anche per questo oltre che per essere stato un grande calciatore, un vero professionista con un carisma straordinario. Era un ragazzo, allegro, giovane, al quale piaceva la vita”.

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