Luci e ombre

Turismo d’inverno, bene Genova ma la riviera soffre: “Qui alberghi chiusi o semivuoti”

In città camere piene al 60% e buone aspettative per Natale e Capodanno, il Tigullio arranca. Werdin (Federalberghi): "Servono eventi culturali, non festicciole per bambini"

tramonto liguria inverno mare tigullio

Genova. È un ponte dell’Immacolata a due facce per chi vive di turismo. Da una parte Genova, dove gli alberghi registrano una percentuale di occupazione intorno al 60% e guardano a Natale e Capodanno con rinnovato ottimismo. Dall’altra il Tigullio, con molte strutture chiuse per mitigare le conseguenze del caro energia e ben pochi visitatori in quelle rimaste aperte, anche se qualche segnale positivo arriva dalle prenotazioni per le prossime settimane.

“Questo ponte festivo non sarà nulla di eccezionale, ma a cavallo di Natale e Capodanno faremo molto bene – prevede Gianluca Faziola, presidente di Federalberghi Genova -. Ci attendiamo soprattutto italiani. La città mi sembra bella viva, ci sarà l’evento di Mediaset che porterà un po’ di visibilità. Novembre è stato un buon mese, in linea coi numeri pre-pandemia, e anche a dicembre registriamo buoni numeri. La gente ha ancora tanta voglia di muoversi e per fortuna l’inflazione non ha ancora avuto un impatto significativo sul turismo. Certo, il tema dei costi che affrontiamo resta aperto e ci lascia poco sereni”.

Spostandosi in riviera la musica cambia radicalmente. “Questo ponte non sta andando bene, anzi – racconta Aldo Werdin, presidente di Federalberghi Liguria e imprenditore radicato nel Tigullio -. Ci sono molti alberghi chiusi, ma si pensava che quelli aperti si riempissero. Invece mediamente abbiamo il 20-30% di camere occupate, mentre gli anni scorsi si arrivava al 70%”.

Che cosa è successo? “Se in riviera fa brutto tempo e non c’è nulla da fare è chiaro che i turisti, soprattutto quelli di fascia alta, preferiscono destinazioni come Courmayeur o le capitali europee. E poi in passato c’era un mercato congressuale maggiore, c’erano più meeting aziendali. Ora ci basiamo solo su commercialisti e proprietari di seconde case in ristrutturazione. La domanda è quasi inesistente“. Chi ha optato per la chiusura invernale almeno può arginare le perdite: “È stata una decisione presa subito senza pensarci sopra. I costi da affrontare sono troppo alti, non solo per l’energia ma anche per beni come gli alimentari e la carta igienica. E così molti stanno ricorrendo a cassa integrazione e sussidi di disoccupazione”.

Per Capodanno è attesa una parziale ripresa anche nelle località del Levante: “Alcune strutture – prosegue Werdin – apriranno verso il 27 dicembre per chiudere di nuovo il 6 gennaio. Sta prenotando qualche straniero, soprattutto svizzeri e francesi, ma parliamo di percentuali al di sotto del 10%. Quest’anno c’è tanta neve in montagna e molti andranno a sciare anziché al mare”.

A fare la differenza, a parte il maggiore richiamo delle città nel periodo invernale, sembra essere proprio l’offerta in termini di eventi e cultura. A dimostrarlo sono anche i dati diffusi dal Comune di Genova: l’8 dicembre i musei e le mostre hanno fatto registrare circa 2.500 ingressi, mille solo per le tre mostre di Palazzo Ducale con Rubens a Genova. Nei musei civici, presenze raddoppiate rispetto all’8 dicembre 2021. Anche i musei nazionali di Palazzo Reale e Galleria di Palazzo Spinola stanno registrando percentuali di crescita rispetto al 2019. Più che lusinghieri i dati anche degli accessi agli Iat, oltre 550.

“Genova è una città viva e lo abbiamo visto in piazza De Ferrari, gremita di genovesi e turisti per l’accensione dell’albero di Natale e delle luci – commenta l’assessore al Turismo Alessandra Bianchi – Negli uffici Iat abbiamo raddoppiato gli accessi rispetto all’8 dicembre 2019, quindi pre-Covid: un dato che conferma che la città si è rialzata e sta registrando performance migliori degli anni ante pandemia. Le premesse ci sono tutte perché come capitale europea del Natale Genova saprà accogliere i tantissimi turisti che verranno a visitarla con un’offerta di intrattenimento di piazza e non solo fino dopo Capodanno”. 

Offerta che manca in riviera, secondo gli albergatori: “Si può fare sicuramente qualcosa di più – osserva Werdin -. Gli introiti della tassa di soggiorno andrebbero investiti prevalentemente in bassa stagione. Invece di spendere un sacco di soldi a luglio e agosto, perché non organizzare manifestazioni culturali, magari a ottobre, novembre o gennaio? Questo consentirebbe di arrivare ad applicare la tassa di soggiorno per tutto l’anno, non solo in bassa stagione. Serve qualcosa di spessore culturale e sportivo, non le solite festicciole per bambini“.

“Mi piacerebbe che in generale la consapevolezza che il turismo è una componente fondamentale dell’economia del Paese, quindi della regione e della città, fosse il vero passo avanti dal punto di vista politico – conclude Faziola -. Per il 2023 spero che si riesca a fare un bell’investimento sulla cultura coi proventi della tassa di soggiorno. I turisti devono andare oltre l’Acquario e i nostri musei devono diventare un momento di acquisto della città. Siamo ancora abbastanza lontani, ma siamo ottimisti”.

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