Genova. Sono più di 135mila i genovesi che convivono con un rischio frana medio, alto o molto alto secondo i dati dell’ultimo rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico in Italia. Significa che il 23,1% della popolazione, quasi un quarto, abita in una zona classificata – nella migliore delle ipotesi – come il costone di via Posalunga, a Borgoratti, che alla vigilia di Natale si è sbriciolato sventrando un palazzo e costringendo a evacuare tutti i condomini.
Sulla mappa dell’Ispra l’area interessata dalla frana del 24 dicembre è di colore arancione, rischio “medio”. In questa fascia, che corrisponde al 32% del territorio comunale, risiedono oltre 271mila persone a Genova, pari al 46,2% della popolazione. A questi vanno aggiunti i 28.486 (il 4,9%) che vivono in una zona a rischio frana “elevato” e i 1.404 che affrontano un rischio “molto elevato”: si tratta di una percentuale minuscola (lo 0,2%) ma in termini assoluti è un numero notevole.
Complessivamente il 31,2% del territorio genovese si trova in una delle due fasce di rischio più alte mentre il 63,2% della superficie comunale è almeno a rischio medio. In termini di edifici le proporzioni sono le stesse: sono 11.822 quelli che sorgono nelle tre aree di rischio maggiore, cioè il 31,1%. Si potrebbe dire che quasi uno stabile su tre a Genova rischia di finire travolto da una frana.
Del resto i numeri dell‘inventario dei fenomeni franosi in Italia, compilato sempre dall’Ispra, parlano da soli. Nella sola città di Genova risultano censite ben 1.138 frane. La maggior parte di queste (480) presenta un movimento definito “complesso”, 290 sono le aree con frane superficiali diffuse, 228 quelle sottoposte a scivolamento rotazionale o traslativo, 47 i casi di crollo o ribaltamento, “solo” 58 i fenomeni di colamento rapido assimilabili al disastro che ha colpito Ischia a novembre. E per quanto la valle Sturla sia disseminata di frane, come gran parte delle aree collinari cittadine, nulla si dice di quel versante di cui gli abitanti di via Posalunga da anni denunciavano l’instabilità.
Le cifre raccolte dall’Ispra raccontano anche un altro fatto, per certi versi non scontato: ci sono più genovesi a rischio frana che genovesi a rischio alluvione. Le inondazioni riguardano 78.207 persone a rischio “medio” (il 13,3%) e 48.546 a rischio “elevato” (l’8,3%). In totale 126.753 abitanti esposti su una fascia di territorio che rappresenta appena il 6,5% della città ma il 18,2% degli edifici coinvolti.
Eppure, nel repertorio nazionale degli interventi di difesa del suolo (Rendis), per quanto riguarda Genova non sono molti quelli riferiti alla messa in sicurezza dalle frane che cubano 3,4 milioni di euro su un totale di oltre 380 milioni di investimenti pubblici. La maggior parte sono soldi spesi per i corsi d’acqua, dalle grandi opere come gli scolmatori del Bisagno e del Fereggiano alla sistemazione dei rii minori. Ma ben poco è stato fatto sui versanti, anche perché spesso la loro competenza spetta a soggetti diversi da Comune e Regione, sebbene non sempre privati. Come nel caso di via Posalunga, dove la manutenzione dell’area spettava all’Agenzia del demanio.