Il caso

Obbligo Pos ed “effetto Meloni”: Selvaggia Lucarelli sui social contro il bar Mangini di Genova

La giornalista: "Si ricomincia a parlare di discriminazioni a caso, ci mancava". Ma la battaglia di Rossignotti è ben più antica del governo in carica

lucarelli mangini pos

Genova. Dopo il caso denunciato dalla vicepresidente del Coni Silvia Salis, con tanto di scuse da parte della cooperativa dei tassisti, Genova torna al centro del dibattito nazionale sui pagamenti elettronici. E a riportarcela è Selvaggia Lucarelli, giornalista e influencer con origini genovesi impegnata da tempo nella crociata a favore del Pos.

“Effetto Meloni. Una delle più famose pasticcerie storiche di Genova, Mangini in piazza Corvetto, ha deciso di non accettare più carte e bancomat. Nonostante l’obbligo. Si ricomincia a parlare di discriminazioni a caso, ci mancava”, ha scritto Lucarelli su tutti i suoi profili social allegando le foto dei cartelli all’interno del locale che preannunciano l’impossibilità di pagare con carte e bancomat.

In realtà la giornalista commette un’imprecisione: la battaglia anti-Pos di Giacomo Rossignotti, titolare dello storico bar Mangini nel salotto buono della città, è di molto antecedente all’ascesa della destra a Palazzo Chigi e ha assunto particolare vigore proprio da quando il governo Draghi ha varato l’obbligo di accettare pagamenti elettronici con sanzioni a partire dallo scorso 30 giugno. Non solo. Il Mangini è stato uno dei primi esercizi multati secondo la nuova normativa: galeotta è stata una bottiglietta d’acqua da 1,40 euro che il cliente non voleva acquistare in spiccioli.

Come ben documentato da Selvaggia Lucarelli, all’interno del locale è affisso un cartello che spiega le ragioni della “disobbedienza”. Secondo Rossignotti l’Unione europea stabilisce che banconote e monete in euro sono il “mezzo di pagamento normale” nelle operazioni al dettaglio. Inoltre l’obbligo violerebbe i diritti costituzionali di uguaglianza, libera iniziativa economica e proprietà privata, oltre che i principi di libertà d’impresa e diritto di proprietà sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Nel mirino anche la “discriminazione” rispetto ai pagamenti in contanti che non prevedono commissioni e quindi la “decurtazione” subita dall’esercente.

Peraltro la materia oggetto del contendere è ancora in bilico. Nella prima versione della manovra il Governo ha portato a 60 euro la soglia oltre la quale è obbligatorio accettare pagamenti elettronici, misura che consentirebbe ai negozianti di rifiutare l’uso del Pos per piccole somme di denaro. Tuttavia, complici le perplessità di Bruxelles e della Banca d’Italia, la misura potrebbe essere rivista abbassando il tetto a 30 euro. Ma anche così gli affezionati della carta dovranno rassegnarsi: da Mangini, come in tutti gli altri bar italiani, il caffè bisognerà pagarlo in monete. O al massimo in banconote.

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