Recensione

Il cacciatore di nazisti al Duse con Remo Girone è uno spettacolo che si deve andare a vedere

La storia di Simon Wiesenthal che, dopo essere sopravvissuto a cinque lager, dedica il resto della sua esistenza a dare la caccia ai nazisti, consegnandone alla giustizia 1.100

Genova. La terrificante vicenda della Shoah spesso viene raccontata fermandosi alla liberazione dai campi di concentramento e di sterminio dei superstiti. Ma dopo che ne è stato delle migliaia di nazisti che hanno contribuito ubbidienti al meccanismo infernale del genocidio? Ecco allora che Il cacciatore di nazisti (testo e regia di Giorgio Gallione, al Teatro Duse sino all’11 dicembre) è perfetto per domandarsi come è possibile che padri di famiglia amorevoli si siano trasformati in crudeli carnefici di un sadismo disumano. Non c’è risposta, ma conservare la memoria è fondamentale contro i negazionisti, contro l’oblio del sacrificio di oltre 11 milioni di morti.

Remo Girone dà voce e corpo a Simon Wiesenthal che, dopo essere sopravvissuto a cinque lager nazisti, dedica il resto della sua esistenza a dare la caccia ai responsabili dell’Olocausto, “non per vendetta, ma per giustizia”. Tanti di loro fuggirono all’estero, soprattutto in Sudamerica, favoriti dall’organizzazione Odessa(Organizzazione degli ex membri delle SS). Insospettabili che per esempio approfittarono dei furgoni di consegna del giornale Stars & Stripes, o dell’appoggio della chiesa. Una prova d’attore che alterna un coinvolgimento emotivo importante a una lucida testimonianza.

Prodotto da Teatro Nazionale di Genova e Ginevra Media Production, lo spettacolo è basato sugli scritti e le memorie dello stesso Wiesenthal, che ricorda costantemente quanto sia stato utile parlare di quei fatti tremendi anche attraverso libri e film.

La bella scenografia di Guido Fiorato è composta da pile di schedari, scaffali che archiviano 22.500 nomi di SS. Siamo nel 2003 a Vienna, al Centro di documentazione ebraica fondato da Simon Wiesenthal. Giunto idealmente al suo ultimo giorno di lavoro, l’uomo si rivolge al pubblico, ripercorrendo gli episodi emblematici di 58 anni trascorsi a inseguire coloro che pianificarono la morte di più di 11 milioni di persone, tra cui 6 milioni di ebrei. Ironicamente apostrofato come “il James Bond ebreo”, l’ex prigioniero numero 127371, scomparso nel 2005, è riuscito a consegnare alla giustizia circa 1.100 criminali nazisti. Grazie al suo ostinato lavoro di investigazione, è stato possibile rintracciare e catturare tra i tanti Karl Silberbauer, il sottoufficiale della Gestapo che arrestò Anna Frank, Franz Stangl, comandante dei campi di Treblinka e Sobibor, e Adolf Eichmann, l’uomo che pianificò la soluzione finale.

Uno spettacolo che bisogna e si deve vedere e soprattutto ricordare anche alla luce di ciò che viene detto nel monologo finale, quando Girone ricorda una delle più potenti armi psicologiche utilizzate dalle SS contro i prigionieri dei campi di concentramento: “Il mondo non vi crederà. Se anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti“. L’ultima frase arriva da un messaggio realmente trovato tra gli effetti personale di una giovane vittima: “Non dimenticatemi mai. Mi fido di voi“.

Inizio spettacoli: martedì, mercoledì e venerdì ore 20.30, giovedì e sabato ore 19.30, domenica ore 16. Biglietti da 13 a 30 euro. Info teatronazionalegenova.it

 

 

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