Si chiude dopo undici mesi l’avventura di Alexander Blessin sulla panchina del Genoa. Un periodo intenso e a due volti. È stato l’allenatore dell’orgoglio ritrovato, del Genoa aggressivo che ha sfiorato una rimonta clamorosa. Una sorta di capo popolo, celebri le sue “scivolate” sotto la Nord e la sua posa della bandiera del Grifone a Boccadasse. Ma è stato anche l’allenatore della grande delusione e del gioco prevedibile in Serie B, finito nel mirino della tifoseria come dimostra l’eloquente striscione esposto a Pegli nei giorni dopo la sconfitta contro il Perugia. La sconfitta contro il Cittadella ha fatto crollare il fronte Spors, visto che il general manager tedesco era il principale sostenitore del “no esonero”.
Un errore la “conferma meritata”
A posteriori confermare l’allenatore dopo la retrocessione è stato un errore, seppur si fosse meritato la conferma per quanto fatto lo scorso anno. Blessin ha dato il meglio con una squadra che giocava sull’avversario, con nulla da perdere e chiamata a giocare di rimessa sui palloni recuperati. Le caratteristiche del mister motivatore mal si sposano con la necessità di impostare una squadra di possesso e di dominio con diverse soluzioni nella propria faretra. Ovvero, quello che è chiamato a fare il Genoa nella serie cadetta. Certo, per la Serie B serve una squadra con spirito battagliero, ma non solo.
L’arrivo nello scetticismo generale, l’incoronazione di Capello
Blessin era approdato al Genoa nel gennaio scorso da quasi sconosciuto. Strappato, letteralmente, all’Ostenda da Spors, aveva da subito destato la curiosità dei più e il cognome, simile all’inglese “blessing” (benedizione), aveva suscitato speranze o ilarità a seconda della fede dei tifosi. Un impatto ottimo col nostro campionato. Dopo aver raccolto una squadra reduce dal 6-0 di Firenze – con Sirigu tra i migliori in campo tra l’altro – aveva inanellato una serie di 7 pareggi consecutivi che, conditi poi da un paio di vittorie, permettendo così alla squadra di sognare una salvezza chimerica al suo arrivo. Una marcia che aveva spinto un guru come Fabio Capello a indicare Blessin come modello da seguire. Il rammarico più grande resta forse il rigore fallito da Criscito nel derby.
Una corazzata fragile
Il campionato di Serie B è iniziato con un mercato volto a rendere il Genoa la squadra da battere. Il club ha puntato sullo specialista Coda, re dei cannonieri delle ultime edizioni della Serie B, in controtendenza rispetto al mercato esterofilo di gennaio, in cui per segnare era arrivato in pompa magna Yeboah, fino ad ora un flop. L’inizio è stato di buon livello, qualche pareggio di troppo in casa ma nel complesso il Genoa veleggiava nei pressi del primo posto in una competizione in cui più che lo sprint serve mantenere una velocità da crociera. Le perplessità su un gioco raramente spumeggiante e su uno sfruttamento parziale del potenziale offensivo si sono acuite nelle ultime settimane. Le sconfitte contro il Perugia e il Cittadella, insieme alle difficoltà a vincere tra le mura amiche, hanno fatto scivolare il Grifone a -6 dal secondo posto, l’ultimo valido per evitare la roulette play off. Un calo fatale al tecnico tedesco, da idolo indiscusso a, forse, capro espiatorio.