Genova. Un centinaio di studenti del plesso scolastico del Majorana hanno manifestato questa mattina sotto il palazzo dell’ex provincia, oggi Città Metropolitana, per protestare contro il freddo a scuola, dovuto al mantenimento di temperature troppo basse e insufficienti dell’impianto di riscaldamento. In piazza anche gli studenti del Da Vinci e del Marsano che condividono lo stesso edificio scolastico di Molassana.
Il presidio arriva dopo diversi giorni di proteste e segnalazioni, con diversi alunni che hanno deciso di non recarsi a scuola viste le condizioni non propriamente adatte allo studio. Secondo quanto riportato dagli stessi studenti i termosifoni sarebbero tenuti “troppo bassi”, non riuscendo a scaldare gli ambienti, rendendo gelide le aule e, quindi, difficile la permanenza da parte di studenti e insegnanti seduti per ore. Difficile e insalubre.
Una protesta, quella degli studenti del Majorana, che si aggiunge alle tante agitazioni che in questi giorni si stanno segnalando nelle varie scuole di Genova (e non solo), alle prese con le prime temperature invernali della stagione e i nuovi limiti di utilizzo degli impianti di riscaldamento imposti dal governo Draghi per far fronte alla crisi del gas innescata dalla guerra in Ucraina e dalla scelta italiana ed europea di ‘cobelligerare’ fornendo armi all’esercito di Kiev. Una decisione rinnovata in questi giorni dal nuovo governo Meloni, in continuità con l’esecutivo precedente.
“A differenza di altre scuole e altri edifici scolastici negli anni scorsi non abbiamo mai avuto problemi del genere – raccontano a Genova24 gli studenti – gli ambienti sono mediamente grandi e gli infissi sono quello che sono, ma il sistema ha sempre retto, consentendoci di non congelare durante le lezioni. Quest’anno, con questi limiti, gli impianti non ce la fanno e le aule restano fredde al limite della sopportazione“.
E visto che l’inverno sta per iniziare ma le temperature sono già in media stagionale, il rischio è che questi disagi vadano avanti per mesi: “Quello che chiediamo è di derogare a questi limiti per consentirci di studiare nel migliore dei modi possibili – osservano i ragazzi – è un nostro diritto“.