Genova. “Volevo solo intimidirli quando li ho visti orinare davanti al cancello. Abbiamo cominciato a litigare e ho perso la testa, ma non ho mirato per colpirlo”. Con queste parole Evaristo Scalco ha raccontato al pm Arianna Ciavattìni e al gip Matteo Buffoni la sua versione di quanto accaduto martedì notte in vico Mele.
Scalco, che ha parlato per circa un’ora e mezza nell’interrogatorio di convalida, dice di “non ricordare la frase contro gli stranieri” e di essere “molto dispiaciuto dell’aggravante dell’odio razziale che mi è stata contestata perché vengo da una provincia dove la Lega è molto forte e invece io non ne condivido le posizioni razziste e ho sempre cercato di spiegare a conoscenti e amici che queste persone vengono da scenari di guerra o da situazioni comunque difficili”.
Affiancato dal suo avvocato Fabio Fossati Scalco si è detto “affranto per quanto accaduto”, ha detto di non essere un violento ma un “appassionato di archi” e di partecipare “a raduni e dimostrazioni dove insegnano anche ai giovani l’uso dell’arco”.
Il maestro d’ascia, a Genova da circa un mese per il restyling della barca di Renzo Piano, ha detto che “quella sera ero stanco, è vero che stavo ascoltando musica, ma non era alta”. Dopo il gesto folle dice di essere sceso per soccorrere il ferito e poi, quando ha visto la situazione è tornato su a prendere degli asciugamani. Il gip ha convalidato l’arresto mentre l’avvocato Fossati si è riservato di chiedere gli arresti domiciliari”.
leggi anche

Ucciso da una freccia, per la procura è omicidio volontario aggravato dall’odio razziale

Ucciso con una freccia, Evaristo Scalco: “marinaio dalle mani d’oro”, si era costruito l’arco con cui ha ucciso

Ucciso con una freccia, i familiari: “Javier non era come lo avete descritto, era un gran lavoratore”

Centro storico, il presidente del Municipio: “Su spaccio e degrado grande lavoro della polizia locale ma il Governo deve aiutarci”
