Genova. Una raccolta di indumenti e generi di prima necessità per il bimbo appena nato, rimasto orfano del papà: è l’iniziativa lanciata dalla comunità peruviana a Genova per stringersi intorno alla famiglia di Javier Alfredo Miranda Romero, il 41enne trafitto e ucciso da una freccia nella notte tra martedì e mercoledì.
L’appuntamento è questa mattina dalle 10 a mezzogiorno presso il bar El Kiosco di via Canevari, nella zona in cui abitava la vittima. “Come sappiamo un connazionale peruviano è morto e lascia dei figli, uno di loro è appena nato – scrive Patricia Rossi Rodriguez spiegando l’iniziativa su Facebook -. Come madre e donna, penso ai bisogni della creatura, per questo motivo con un gruppo di latino-americani ci siamo riuniti per organizzare una raccolta per il bebè. Invitiamo tutta la comunità latina a collaborare vista la tragedia che stanno attraversando la vedova e il bambino”. A condividere l’appello anche la consigliera comunale del Pd, Cristina Lodi.
Una comunità ancora sgomenta per l’accaduto. Quella sera Miranda Romero era andato in centro storico a festeggiare la nascita del figlio e a vedere una partita di calcio. Avrebbe bevuto con il suo amico, poi si sarebbe messo a parlare sotto la finestra di Evaristo Scalco, l’artigiano che era tornato da Malta quel giorno ed era andato a cena con alcuni amici. Il 63enne si sarebbe affacciato e dopo averli visti orinare contro il cancelletto del condominio, gli avrebbe detto di smetterla e di andarsene. Secondo Scalco, la lite sarebbe degenerata perché i due amici lo avrebbero insultato, lanciando poi dei petardi in direzione della sua finestra. Secondo l’amico della vittima, invece, Scalco li avrebbe insultati e poi avrebbe scoccato la freccia colpendo Javier.
Intanto giovedì 10 novembre alle 19.30 in piazza De Franchi, dove si è consumato l’omicidio, è stato convocato un presidio di residenti e commercianti: “Sono anni che si chiede di accendere una luce su quel angolo di centro storico e sono anni che abitanti e commercianti si muovono nel solco del dialogo e del confronto per attrarre un’attenzione istituzionale che non c’è – si legge in un volantino -. “Non stiamo facendo il processo a nessuno , siamo tutti coinvolti in questa tragedia che spezza una vita e crea un fortissimo senso di solitudine e frustrazione e se lo sentiamo noi che viviamo a pochissima distanza da quel posto possiamo solo immaginare cosa vivano quegli abitanti e quei commercianti che lì hanno deciso di ritagliare un pezzo della loro esistenza”.
Scalco, intanto, resta in carcere accusato di omicidio volontario, anche se il gip ha alcuni dubbi sulla contestazione dell’aggravante per odio razziale, visto che le versioni dell’accaduto fornite non coincidono. I carabinieri nei prossimi giorni estrarranno le immagini dal telefonino della vittima, che ha ripreso la lite con Scalco, per capire se quella frase sia stata davvero pronunciata.